Il settore delle criptovalute si è rivitalizzato, grazie alla storica vittoria giudiziaria di Ripple Labs sulla SEC. Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Analisa Torres ha stabilito che il token XRP non viola la legge federale sui titoli e quindi può continuare a circolare come valuta digitale. La reazione nei mercati crittografici della moneta è stata roboante, con un rialzo del 75% in poche ore che ha trascinato tutte le altre criptovalute. Bitcoin è balzato fino a oltre 31.500 dollari dai 30.500 dollari di poco prima la sentenza, mentre Ethereum ha superato di slancio la soglia di 2.000 dollari da poco meno di 1.900 dollari.
Potrebbe essere il catalizzatore di un rally delle criptovalute che le riporti in direzione dei massimi? Troppo presto per dirlo, ma le prossime sedute potrebbero essere molto importanti per determinare se la fase di stallo in cui si stavano consolidando Bitcoin e altre monete virtuali sia stata superata o meno.
Criptovalute: cosa significa la vittoria di Ripple contro la SEC
La sconfitta della Securities and Exchange Commission riveste è importante perché allenta la pressione che l’autorità americana aveva esercitato negli ultimi tempi sul mondo delle criptovalute, in particolare nei confronti di exchange come Coinbase e Binance, accusate di ospitare nelle loro piattaforme token “illegali”. L’amministratore delegato di Ripple, Brad Garlinghouse, ha parlato della sentenza come di “una grande vittoria per Ripple, ma soprattutto per l’industria in generale negli Stati Uniti”. Mentre il chief legal officer di Coinbase, Paul Grewal, ha detto che XRP tornerà nuovamente a essere disponibile per il trading nella piattaforma della società.
Bisogna osservare che le decisioni dei tribunali distrettuali statunitensi di solito non sono vincolanti per altri giudici, ma la sentenza nel caso Ripple fornisce una prima indicazione delle sfide che la SEC probabilmente dovrà affrontare, dando maggiore speranza ai soggetti coinvolti nelle diatribe in corso.
Le motivazioni della sentenza
La causa che la SEC ha intentato contro Ripple parte nel dicembre 2020 e si basa sulle accuse verso l’azienda di aver effettuato con XRP un’offerta di titoli non registrati per 1,3 miliardi di dollari. Pertanto, a giudizio dell’istituto guidato da Gary Gensler, il token dovrebbe passare sotto il suo controllo e le sue rigide regole di tutela degli investitori. Altri casi simili hanno visto la SEC trionfare in tribunali che hanno giudivato le attività in questione come titoli e quindi soggetti a registrazione presso il regolatore con la fornitura di tutte le informazioni necessarie per mettere al corrente gli investitori dei rischi che si corrono.
Con XRP è andata diversamente. Il giudice non l’ha considerato come un titolo ai sensi della legge in quanto “gli acquirenti non avevano una ragionevole aspettativa di profitto legata agli sforzi di Ripple”. In altri termini, gli acquirenti “non potevano sapere se i loro pagamenti di denaro andavano a Ripple o a qualsiasi altro venditore di XRP”. La sentenza ha trovato applicazione sulla base di un caso della Corte Suprema degli Stati Uniti nel quale è stato affermato che “un investimento di denaro in un’impresa comune con profitti provenienti esclusivamente dagli sforzi di altri è una sorta di contratto di investimento”.
Tuttavia, il giudice ha sentenziato che i token venduti agli investitori istituzionali erano da considerarsi titoli, sancendo qui una parziale vittoria della SEC. Questa separazione è importante, perché la sentenza precisa che gli investitori “meno sofisticati che hanno acquistato gli stessi token sugli exchange non erano a conoscenzao non hanno analizzato i molteplici documenti e dichiarazioni necessari”.