Il tema degli investimenti climatici è stato particolarmente in voga nel 2022, visto che la crisi energetica ha avuto un impatto particolarmente importante sull’economia mondiale. La guerra Russia-Ucraina ha fatto esplodere un problema tenuto in sordina per tanto tempo, ovvero la dipendenza dai combustibili fossili. Si è pensato che la transizione energetica potesse essere attuata gradualmente nel tempo, mentre si soddisfaceva il fabbisogno con gas, petrolio e carbone. Così non è stato, perché nel momento in cui sono venute meno le forniture dalla Russia, sono emerse tutte le contraddizioni del sistema. Il punto è che c’è ancora bisogno delle materie prime inquinanti e non si può più aspettare per iniziare a dare una svolta sul fronte degli investimenti verso altre forme di energia. La COP27 ha prodotto tanti discorsi e grandi propositi ma, come ogni COP, all’atto pratico ancora si naviga a vista.
Investimenti climatici: ecco cosa valutare nel 2023
Per il 2023 la speranza è che gli insuccessi del passato possano essere di insegnamento, tenuto conto che ogni giorno di ritardo nelle misure da prendere per combattere il cambiamento climatico non fa che ingigantire il problema. Al riguardo, però, ci sono 4 grandi questioni che dovranno essere affrontate in merito agli investimenti climatici.
La prima riguarda la tecnologia. Secondo i dati forniti da HolonIQ, lo scorso anno il capitale di rischio è aumentato dell’89% sulla tecnologia climatica e oltre 70 miliardi di dollari sono stati investiti. Questo è un dato sorprendente, visto che i finanziamenti provenienti dal venture capital sono crollati del 42% nei primi 11 mesi dell’anno rispetto al 2021. Il flusso di denaro dunque è stato importante. La domanda è se tale tendenza continuerà quest’anno o subirà un rallentamento.
Una seconda grande questione è se alcune materie prime come il polisilicio e il litio proseguiranno nel loro rally dei prezzi. Il polisilicio, utilizzato per la produzione di oltre il 90% di pannelli solari nel mondo, ha iniziato la sua straordinaria corsa nel 2021 arrivando a un top di 38 dollari al kg, prima di invertire a 17,51 dollari a ottobre 2022. Il litio, necessario soprattutto per le batterie per le auto elettriche e nei sistemi di accumulo energetico, da inizio 2021 a novembre 2022 è aumentato di oltre 11 volte nel mercato delle materie prime. La domanda per il 2023 di installazioni di pannelli solari e di auto elettriche si prevede in netta crescita, nonostante una recessione in arrivo. Allo stesso tempo però sono aumentati gli investimenti per la produzione dei minerali e quindi l’offerta maggiore potrebbe fare da contrappeso a una tendenza di crescita dei prezzi.
Un terzo punto focale riguarda l’effetto dell’Inflation Reduction Act e della tassa sul carbonio UE sugli investimenti climatici. Molti progetti negli Stati Uniti potrebbero essere contrastati dalle opposizioni locali, mentre in Europa finora è stato raggiunto “un accordo di natura provvisoria e condizionata”, il che significa che dovrà essere valutato ancora l’impatto sul commercio e sull’industria prima dell’entrata in vigore.
Una quarta questione fa riferimento al gas naturale liquefatto. Con l’accordo tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, la prima potenza economica mondiale esporterà più GNL nel Vecchio Continente. Questo potrebbe significare un aumento dei prezzi del gas interno, che andrebbe a stimolare gli investimenti nelle rinnovabili. Molto dipenderà dalle richieste dell’Europa e dalle temperature, che fino ad ora si stanno rilevando più miti del previsto.