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Bitcoin: ecco come si infiltra nei portafogli delle Banche centrali – BorsaNews24

2025/02/18 2

Al di là della decisione del presidente di El Salvador, Naiyb Bukele, di adottare il bitcoin come valuta legale del Paese, l’atteggiamento di governi e istituzioni governative verso le criptovalute rimane prudente, quando non di rifiuto quasi assoluto, come nel caso della Banca centrale europea. Tuttavia, la moneta digitale inventata dal misterioso Sathoshi Nakamoto (pseudonimo di una persona o di un gruppo di persone) si sta diffondendo lungo canali trasversali ed è riuscita a infiltrarsi, in maniera indiretta, nei portafogli di insospettabili Banche centrali, come la Banca nazionale svizzera o il fondo sovrano norvegese Norges Bank Investment Management.

 

Il cavallo di Troia del bitcoin

MicroStrategy

è il cavallo di Troia con cui il bitcoin è entrato nel portafoglio della Bns e del fondo sovrano norvegese. La società americana specializzata in business intelligence, software mobile e servizi basati su cloud, ha deciso di investire in bitcoin nel luglio del 2020 per diversificare il suo capitale in attività alternative. Da allora MicroStrategy ha accumulato 226.500 bitcoin, pari a circa 12,4 miliardi di dollari alla quotazione della criptovaluta del 20 agosto 2024.

Investire in MicroStrategy vuole dire investire indirettamente in bitcoin. Completando il sillogismo, la Banca nazionale svizzera, che ha dichiarato di detenere al secondo trimestre 2024 lo 0,24% del capitale della società USA, sta investendo in bitcoin. Per la precisione ne detiene, indirettamente, poco più di 540. Si tratta di una quota piccolissima del portafoglio complessivo della Bns e non è di certo una scelta dettata dal voler investire in bitcoin per vie trasversali. Tuttavia, per Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig “questa evidenza rappresenta una crepa significativa nel muro di resistenza”.

Crepa a cui si aggiunge quella del Norges Bank Investment Management, che possiede lo 0,89% di MicroStrategy (rilevazione di giugno) e che investe anche in altre società legate al mondo cripto, come Marathon Digital, Coinbase e Block Inc. Secondo le stime rilanciate sul social network X dall’analista Vetle Lunde di K33 Research, il fondo sovrano norvegese avrebbe in portafoglio 2.446 bitcoin (erano 938 a fine dicembre 2023).

Lo stesso Lunde precisa che “è improbabile che la quota di bitcoin detenuta dal fondo sovrano norvegese derivi da una scelta intenzionale, quanto piuttosto da una ponderazione settoriale basata su algoritmi e su strategie di diversificazione del rischio”.  Ametrano ammette che “si tratta di importi relativamente limitati e c’è ancora riluttanza a investire direttamente in bitcoin, soprattutto a causa dell’opposizione dei regolatori internazionali”.

Il post X dell\'analista Vetle Lunde che mostra i bitcoin detenuti indirettamente dal fondo sovrano norvegese
Il post di Vetle Lunde su X – Fonte: X

 

Gli USA più aperti dell’Ue

Le grandi società finanziarie USA hanno capito da tempo che arrestare l’avanzata delle criptovalute non è possibile. E si sono schierate, dopo le resistenze iniziali, dalla loro parte. Il caso più eclatante di “conversione sulla via di Damasco” è quello di Larry Fink, il numero uno di BlackRock, passato dal considerare il bitcoin una moneta buona solo per il riciclaggio di denaro a sostenere la legittimità dell’oro digitale. Fino a giungere a convincere la SEC statunitense ad approvare obtorto collo gli ETF su bitcoin spot, insieme ad altri big della finanza.

“Le relazioni trimestrali 13-F, che i gestori istituzionali con almeno 100 milioni di dollari in attivi sono tenuti a presentare, rivelano che Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno investito in ETF Bitcoin, con importi rispettivamente di 187 e 418 milioni di dollari al 30 giugno” sottolinea Ametrano che prosegue: “”Negli Stati Uniti, il dibattito in corso è trasparente – prosegue Ametrano -. Wall Street vuole offrire servizi all’economia cripto e consentire ai risparmiatori di investire in cripto-attività. La SEC sotto la guida di Gensler, insieme all’amministrazione democratica, si oppone”. Il cavallo di Troia più grande potrebbe arrivare però a novembre. Donald Trump si è schierato a favore del bitcoin giungendo a sostenere la creazione di una riserva strategica nella criptovaluta.

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