Aprire un e-commerce in Italia può sembrare entusiasmante a primo impatto, ma nasconde insidie che non si possono ignorare, soprattutto quando si parla di tasse. Oltre a scegliere i prodotti giusti, definire una strategia di marketing e conquistare i clienti, un imprenditore digitale deve fare i conti con un sistema fiscale complesso e con costi obbligatori che spesso incidono notevolmente sul bilancio.
Dalle imposte sui redditi ai contributi previdenziali, passando per i costi amministrativi, ogni aspetto fiscale richiede attenzione e una pianificazione oculata. Esaminiamo da vicino quali tasse deve affrontare un proprietario di e-commerce e quali sono le differenze tra i regimi fiscali disponibili.
Tasse nel regime ordinario
Per avere un’idea accurata delle tasse da pagare per un e-commerce è indispensabile scegliere il regime fiscale più adatto. Il regime ordinario è solitamente obbligatorio per chi supera determinati limiti di fatturato. Tale opzione richiede una gestione contabile approfondita, che include la registrazione di ogni operazione, la redazione di bilanci e il rispetto rigoroso degli adempimenti IVA. Le imposte principali per un e-commerce in regime ordinario sono:
- IRPEF – con aliquote progressive a partire dal 23% sul reddito imponibile
- IRES – per le società di capitali, con un’aliquota del 24%
- IRAP – applicata sulle attività produttive con una percentuale variabile su base regionale
Ma un e-commerce deve gestire anche la fatturazione elettronica, l’invio periodico dei modelli F24 e una serie di altre pratiche amministrative. Non è certo il regime più semplice, ma diventa obbligatorio per attività con volumi di affari significativi o organizzate come società. La complessità si traduce però in una maggiore precisione nella gestione economica e nella possibilità di accedere a detrazioni e crediti d’imposta.
E-commerce, quando scegliere il regime forfettario
Il regime forfettario potrebbe essere invece la soluzione perfetta per chi ha un e-commerce con fatturato limitato. Nello specifico, tale sistema fiscale semplificato è riservato alle imprese con ricavi annui inferiori a 85.000 euro e rappresenta, dunque, una delle opzioni più vantaggiose per i piccoli imprenditori.
Una delle sue caratteristiche più interessanti è l’applicazione di un coefficiente di redditività. Per il commercio elettronico, ad esempio, questo coefficiente è del 40%. Ciò significa che solo il 40% del fatturato viene considerato imponibile, mentre il restante 60% è automaticamente esentato da imposte. Ma non è tutto. Il regime forfettario prevede infatti un’aliquota IRPEF agevolata:
- 5% per i primi cinque anni di attività
- 15% negli anni successivi
Ciò riduce drasticamente il carico fiscale rispetto al regime ordinario. Inoltre, non è necessario emettere fatture elettroniche (eccetto per clienti della Pubblica Amministrazione) né tenere una contabilità complessa. In questo modo gli imprenditori possono concentrarsi sulla crescita del proprio business senza essere sommersi dalla burocrazia.
Per iniziare, è necessario iscriversi alla Camera di Commercio e all’INPS gestione commercianti, oltre a presentare una SCIA al Comune. Tutti passaggi che comportano costi iniziali variabili, ma rappresentano un investimento minimo per accedere ai benefici del regime forfettario.
A quanto ammontano i contributi previdenziali INPS
I contributi previdenziali rappresentano un’altra voce di spesa da considerare in aggiunta alle tasse. Per gli e-commerce in regime forfettario, l’iscrizione all’INPS nella gestione artigiani e commercianti è obbligatoria. L’ iscrizione comporta il pagamento di contributi fissi annuali, indipendentemente dal reddito prodotto.
Attualmente, i contributi fissi ammontano a circa 4.515,43 euro all’anno. Se il reddito supera i 18.415 euro, è previsto un contributo addizionale pari al 24,48% sulla parte eccedente. Chi opera in regime forfettario può richiedere una riduzione del 35% su tutti i contributi, sia fissi che variabili, ottenendo un ulteriore risparmio.
In alcune situazioni, come per chi ha un lavoro dipendente full-time con un reddito inferiore a 30.000 euro, è possibile richiedere l’esonero dall’iscrizione all’INPS gestione commercianti. Questo permette di risparmiare i contributi fissi, ma solo se si soddisfano i requisiti richiesti.