Le criptovalute hanno fatto irruzione nel mondo della finanza. A pieno titolo negli Stati Uniti con il lancio degli ETF su bitcoin ed ethereum spot, a mezzo servizio in Europa, dove sono investibili solo con acquisto diretto sugli exchange o utilizzando gli ETP. Ora 21Shares chiede di fare un ulteriore passo avanti e di includere le criptovalute tra le attività investibili dai fondi UCITS.
Il sollecito di 21Shares è indirizzato all’ESMA. L’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ha lanciato a maggio 2024 una call for evidence per raccogliere le opinioni di gestori di fondi, investitori istituzionali e associazioni commerciali. L’obiettivo è arrivare a una ridefinizione della normativa sugli eligible asset che possono essere inseriti nei portafogli dei fondi UCITS.
Lo stato attuale della normativa
La normativa vigente, ovvero la UCITS Eligible Assets Directive (EAD), risale al 2007 e da allora molte nuove classi di attività si sono affacciate sui mercati. Tra queste le criptovalute. La raccolta di opinioni si è conclusa ad agosto e ora gli esperti di ESMA sono al lavoro per trarne le conclusioni. Da qui il sollecito di 21Shares per creare “un quadro normativo unico, volto a permettere l’inserimento delle criptovalute all’interno dei fondi UCITS, così da fornire maggiore chiarezza agli investitori istituzionali e retail in tutta Europa”.
Il problema più grande è l’incertezza normativa. Perché i fondi UCITS, in alcuni casi, già detengono criptovalute dove è consentito, come in Germania e a Malta. In altre nazioni invece non si può. Questo crea, secondo quanto affermato dalla società specializzata in ETP su criptovalute, lacune nella tutela degli investitori e ingenera confusione. Meglio sarebbe stabilire delle linee guida chiare e coerenti circa l’esposizione indiretta alle criptovalute valide per tutti i Paesi membri dell’Unione europea.
“L’attuale frammentazione normativa sta creando confusione, impedendo di accedere al pieno potenziale delle criptovalute. Fornendo una regolamentazione univoca, l’ESMA potrebbe mettere a disposizione degli investitori nuove soluzioni per diversificare e incrementare la redditività dei loro portafogli. Il tutto in un contesto che segue delle regole pensate per la loro tutela” spiega Mandy Chiu, responsabile Financial product development di 21Shares.
Le criptovalute trovano spazio negli investimenti degli italiani
L’epoca dell’ostracismo verso le criptovalute è stata definitivamente archiviata con il lancio dei primi ETF su bitcoin ed ethereum spot negli Stati Uniti. In Europa gli ETF non possono investire in singole attività, come una criptovaluta, è dunque gli investitori si devono rivolgere agli acquisti sugli exchange online o utilizzare prodotti come gli ETP. Anche gli ETP sono, come i fondi, strumenti quotati (Exchange traded products) e liquidi e hanno una funzione identica a quella degli ETF, ovvero replicare il valore di un’attività finanziaria.
Nonostante sia più complesso investire in criptovalute, la loro ascesa nei portafogli di investimento è stata certificata anche dalla Consob nell’ultimo Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane. Accanto al dominio ancora incontrastato di conti deposito, buoni postali e titoli di Stato, dopo i fondi comuni di investimento e le obbligazioni non governative anche le criptovalute si stanno ricavando uno spazio interessante. La percentuale di italiani che dichiara di possedere criptovalute è salita dall’8% al 18% tra il 2022 e il primo trimestre del 2024, data in cui l’indagine è stata condotta.
“Con una posizione normativa unificata, l’Europa potrebbe posizionarsi automaticamente come leader nell’innovazione finanziaria. Infatti, un tale apporto dall’ESMA incrementerebbe non solo la protezione dell’investitore e la stabilità del mercato, ma incoraggerebbe anche un’ulteriore crescita e sviluppo del mondo cripto” conclude Chiu.
