Molti gestori patrimoniali sono in attesa che il Giappone cambi atteggiamento nei confronti degli ETF spot sulle criptovalute. Le autorità del Sol Levante hanno mantenuto finora un approccio conservativo, benché il Paese si sia mostrato finora tra quelli favorevoli allo sviluppo degli asset digitali. Oggi però c’è una serie di restrizioni fiscali e normative che mostrano una certa riluttanza politica a fare il grande passo. La linea nipponica è diversa da quella seguita da altre grandi nazioni. Negli Stati Uniti, la Securities and Exchange Commission ha dato il via libera agli ETF spot su bitcoin a gennaio di quest’anno e su ether lo scorso luglio. A Hong Kong, le autorità finanziarie ad aprile hanno concesso il disco verde per gli ETF sulle due principali criptovalute. Mentre in Australia la stessa autorizzazione è arrivata nel mese di maggio.
In Giappone invece si è in una fase di attesa. La Financial Service Agency – l’authority che approva i prodotti finanziari – ha mostrato la volontà di discutere di una regolamentazione, con particolare riguardo all’approvazione degli ETF, ma al momento non si vedono cambiamenti imminenti. Intanto tra i gestori patrimoniali si stanno registrando partnership e collaborazioni, nella prospettiva che si muova qualcosa. A luglio, Franklin Templeton e il gruppo giapponese di servizi finanziari SBI Holdings hanno siglato una joint venture per lo sviluppo di ETF sulle criptovalute. Alcuni hanno interpretato l’accordo come un segnale che il Giappone potrebbe presto attuare un cambiamento normativo. Sempre SBI Holdings ha firmato una partnership con la società britannica Man Group e il private equity americano KKR in merito all’attuazione degli stessi strumenti crittografici.
Gli asset manager stanno facendo pressioni sul governo affinché attui un quadro normativo favorevole agli ETF. Il vantaggio sarebbe soprattutto di natura fiscale. Le plusvalenze sulle criptovalute attualmente sono considerate come redditi vari e tassate fino al 55% in Giappone. Gli ETF crypto invece sconterebbero un’imposizione pari a quella degli altri fondi, ossia del 20%. Tra l’altro, ci sarebbe anche il riporto delle perdite, il che comporta notevoli benefici fiscali.
ETF spot criptovalute: cosa spiega la riluttanza del Giappone
Non è del tutto chiara la ragione per cui la terza potenza economica mondiale non abbia abbracciato il contesto degli ETF spot sulle criptovalute come hanno fatto altri Paesi. Alcuni sostengono che abbia inciso il fallimento di alcuni exchange, come MT-Gox e DMM, che ha determinato la perdita di svariate centinaia di milioni di dollari di bitcoin. Quindi sono subentrati timori da parte della politica che i portafogli dei giapponesi siano a rischio.
“L’attuale situazione in Giappone è dovuta principalmente a vincoli normativi, poiché le nostre leggi attualmente non consentono l’inclusione di criptovalute nei fondi di investimento, compresi gli ETF”, ha affermato Keisuke Kimura, vicepresidente della Japan Cryptoasset Business Association ed ex consulente finanziario di SMBC Nikko Securities. “Affinché questo cambi, è necessaria un’accettazione più ampia che le criptovalute possano contribuire positivamente alla formazione degli asset dei cittadini giapponesi”. Inoltre, “mentre i family office e le società di venture capital aziendali con processi decisionali agili possono essere pronti ad andare avanti, molti grandi gestori patrimoniali tradizionali, compagnie assicurative e istituzioni finanziarie stanno ancora sviluppando la loro comprensione degli asset crittografici e dei protocolli di gestione del rischio”, ha aggiunto.
Oki Shiozawa, direttore degli investimenti di Sumitomo Mitsui Trust Asset Management, è pessimista in merito a un imminente cambiamento, visto il noto scetticismo del Ministero delle Finanze giapponese nei confronti delle criptovalute in generale. “Non riesco a pensare a nessun modo per convincere le autorità in questo momento. Non sto dicendo che l’approvazione degli ETF legati alle criptovalute sia impossibile, ma l’Agenzia per i servizi finanziari del Giappone è fondamentalmente conservatrice”.
