Quest’anno si parla tanto di obbligazioni e se ne parla bene. Anche l’anno scorso se ne è parlato molto, ma per motivi ben diversi. Il forte e rapido rialzo dei tassi di interesse operato dalla Fed e dalla BCE per contrastare l’inflazione ha provocato, nel 2022, il crollo dei prezzi. I rendimenti offerti, che per i bond si muovono in maniera opposta rispetto alle quotazioni, sono invece saliti a livelli che hanno fatto brillare gli occhi a molti risparmiatori. Tuttavia non bisogna farsi trarre in inganno e fare un confronto tra rendimento nominale e rendimento reale.
Per Giancarlo Fonseca, responsabile per l’Italia di Lombard Odier Investment Managers, intervistato da Borsa&Finanza, è positivo che l’asset class obbligazionaria “sia tornata a essere una asset class da mettere nei portafogli per fare diversificazione e bilanciamento dei rischi”. Tuttavia non bisogna esagerare e basare il rendimento di un portafoglio solo sui bond visto che in termini reali le azioni sanno fare ancora meglio.
Rendimento obbligazioni vs rendimento azioni

Per costruire un portafoglio equilibrato nello scenario attuale e prospettico non è quindi sufficiente diversificare in obbligazioni. Il rendimento delle obbligazioni è interessante in termini nominali – si pensi per esempio al 4% (lordo) offerto in questi giorni dal Btp decennale – ma in termini reali si riduce a zero o diventa negativo. L’inflazione, infatti, è ancora a livelli elevati (in Italia al 6,4% tendenziale nel mese di giugno).
“L’azionario è stata l’asset class che ha premiato di più gli investitori – ha proseguito Fonseca -. L’Msci World nei primi sei mesi dell’anno ha guadagnato il 14%. Con un’inflazione che viaggia ancora su livelli tra il 5% e il 7%, il mercato azionario ha generato rendimenti reali positivi e ha protetto gli investitori dall’inflazione. Non so quanto questo sia percepito dagli investitori retail che non sono abituati a ragionare in termini reali”.
Ma fino a quando il mercato azionario sarà in grado di offrire queste soddisfazioni, considerando lo scenario di rallentamento delle economie e il rischio di recessione che molti analisti paventano per il 2024? “Noi pensiamo che l’azionario continuerà a fare bene il suo lavoro anche nella seconda parte dell’anno ed è probabile, considerando quando dovrebbe accadere alle politiche monetarie delle Banche centrali nel 2024, che vedremo gli indici non più sostenuti dalle large e mega cap come avvenuto nella prima parte dell’anno, quanto piuttosto dalle mid e small cap che sono rimaste indietro”.
L’indicazione di Fonseca vale sia per gli Stati Uniti che per l’Europa. La recessione e la riduzione degli utili che ne consegue sono visti come problemi gestibili in quanto “non ci aspettiamo una recessione profonda. Se guardiamo alle nostre economie, il peso del settore servizi è elevato e gli indici PMI che ne misurano lo stato di salute sono ancora sopra i 50 punti, in alcuni casi abbondantemente sopra. Per quanto riguarda gli utili, gli analisti sono sempre stati pessimisti negli ultimi trimestri ma sono stati sempre smentiti. Le aziende sono state molto brave a scaricare l’aumento dei costi sui consumatori e ciò ne ha protetto gli utili”.
In un portafoglio equilibrato, tuttavia, le obbligazioni hanno un ruolo fondamentale. Oggi, con i rendimenti nominali tornati in positivo, secondo Fonseca “c’è spazio per i governativi ma anche per quei segmenti del mercato che offrono un rendimento reale positivo, come i bond corporate dei paesi sviluppati che hanno almeno 150 punti di spread che in un portafoglio fanno sempre bene. Ci sono inoltre dei rendimenti interessanti in Asia. Al momento invece nutro qualche dubbio sugli high yield, in particolare per i rating al di sotto del BB, perché finora ci sono stati troppi pochi default. Con i tassi di interesse ai livelli attuali e anche se molte imprese hanno potuto rinegoziare il debito a condizioni molto convenienti credo che delle conseguenze ci saranno. E visto che i rendimenti sono già interessanti su altri segmenti è inutile andare a incrementare il rischio”.
La sostenibilità avvantaggia il mercato azionario
C’è un ulteriore fattore che, a parere di Giancarlo Fonseca, favorisce il mercato azionario: la transizione del modello di sviluppo economico. “L’azionario – ha sottolineato – è l’asset class che sta assorbendo tutte le dinamiche della transizione in corso. Gli incentivi fiscali e gli investimenti di capitale pubblici mettono in moto gli investimenti privati per la transizione e l’azionario è il mercato che meglio recepisce tutte queste opportunità generate dai grandi temi della transizione”.
Inflation Reduction Act negli Stati Uniti, Green deal e RepowerEU in Europa sono solo alcuni esempi delle mobilitazioni di capitale pubblico in corso per finanziare i tre grandi temi della transizione: l’energia, l’utilizzo delle terre e degli oceani, la gestione dei materiali. “Questi tre sistemi assorbiranno da qui alla fine di questo decennio 37.000 miliardi di dollari secondo uno studio che abbiamo elaborato in collaborazione con il nostro partner specializzato sui sistemi di cambiamento, Systemic, e con l’università di Oxford”.
Per consentire ai clienti e agli investitori di partecipare dei benefici di questa “rivoluzione industriale” Lombard Odier, oltre a diventare una società B-Corp, ha deciso di creare un centro di ricerca interno, holistiQ, per studiare i grandi sistemi di cambiamento elencati prima. “holistiQ è una partnership con l’advisor globale Systemic, specializzato sui sistemi di cambiamento economico. Basarsi solo sugli score ESG secondo noi non basta. Sono metriche che guardano al passato. C’è bisogno di analisi che guardino al futuro, che ci facciano capire che cosa un’azienda vuole fare del suo modello di business odierno, come intende trasformarlo su un arco di 5-10 anni per continuare a essere profittevole riducendo il suo impatto ambientale. Lo sforzo di analisi e ricerca deve essere in tal senso molto superiore. Ecco perché è nato holistiQ e perché collaboriamo con centri di ricerca come l’università di Oxford”
Sulla piattaforma holistiQ Lombard Odier rende disponibili agli investitori prodotti di investimento dedicati alla transizione dei tre sistemi. Come per esempio “la strategia Planetary Transition che coglie le opportunità di trasformazione nei tre sistemi di cui abbiamo parlato, energia, terre e oceani, materiali, soluzioni verticali come la Future Electrification focalizzata sulla transizione energetica o la New Food System che investe in nuovi modelli di produzione e distribuzione nel settore alimentare, o ancora come la Circular Economy. La natura – è la chiusura di Fonseca – è una grande asset class che oggi è prezzata zero ma che avrà un valore intrinseco crescente”.