L’intelligenza artificiale è stata il principale driver del grande rally tecnologico quest’anno a Wall Street. Da quando il chatbot ChatGPT di OpenAI ha mostrato la sua utilità nelle attività aziendali, si è scatenata una corsa feroce tra le società tech per sviluppare strumenti AI (Artificial Intelligence) generativa che sfruttassero le potenzialità di questa nuova tecnologia. Il ritorno futuro in termini di profitti è promettente, seppur conservi ancora alcune zone grigie che potranno essere viste con maggiore nitidezza nei prossimi anni. Intanto il dibattito tra gli economisti se alla fine l’intelligenza artificiale generi più vantaggi o svantaggi rimane acceso.
I più ottimisti sono convinti che l’AI porterà a maggiore ricchezza per tutti, migliorando gli standard sociali. Secondo una stima fornita dalla società di consulenza McKinsey, il valore alla ricchezza che l’intelligenza artificiale potrebbe aggiungere si aggira tra i 14.000 e i 22.000 miliardi di dollari all’anno, vale a dire oltre il valore della produzione statunitense. Dal punto di vista tecnico, gli economisti più positivi suggeriscono che molti compiti banali svolti oggi dall’uomo potranno essere sostituiti, alimentando in questo modo una maggiore creatività. Come in ogni cosa, c’è però il rovescio della medaglia. Sono molte le preoccupazioni da parte dei detrattori dell’intelligenza artificiale su quanti posti di lavoro questa tecnologia innovativa potrebbe sterminare.
Cosa dice la storia
Le preoccupazioni che ruotano intorno al tema dell’intelligenza artificiale hanno un fondamento storico. Internet è un esempio emblematico di come una tecnologia innovativa non abbia portato tutti questi grandi vantaggi dal punto di vista lavorativo e della ricchezza. Il Web ha creato nuovi ruoli lavorativi, ma la gran parte della ricchezza che ha generato è entrata nelle tasche di pochi.
Secondo una ricerca effettuata dalla banca francese Natixis, molti dei posti di lavoro che Internet ha prodotto sono poco qualificati, tipo quelli relative alla catena di consegne per gli acquisti online. “Dovremmo essere cauti quando valutiamo gli effetti dell’intelligenza artificiale sulla produttività del lavoro”, ha avvertito la banca.
Un altro esempio riguarda il self-checkout automatizzato, o cassa automatica. Quella che vediamo nei supermercati è una grande invenzione per risparmiare tempo ed evitare la fila alle casse. Tuttavia, i prodotti acquistati non sono più economici e il guadagno effettivo è per l’azienda che ha tagliato il personale e quindi il costo del lavoro.
Intelligenza artificiale: altre problematiche da valutare
In conclusione, l’intelligenza artificiale presenta delle incognite che inducono a delle riflessioni. Ciò non significa che bisogna arrestarne il processo, che rientra nell’ordine naturale delle cose. Anche perché alla fine, se il progresso porta comunque benefici di tempo e comodità, può valer la pena adottarlo a costo di pagarne un prezzo. Tale prezzo non si esprime solamente in termini occupazionali, ma anche sotto il profilo della sicurezza e della privacy. Per questo, le autorità governative si stanno adoperando affinché i meccanismi che le aziende sviluppano mettano al riparo l’utente da qualsiasi rischio.
Un passaggio questo tutt’altro che immediato, ma necessario per evitare che una regolamentazione troppo permissiva possa innescare un processo i cui effetti nocivi non sono ancora ben definiti. Sotto un altro aspetto, c’è da considerare anche che gli investimenti richiesti per accedere all’intelligenza artificiale sono talmente alti da determinare elevate barriere all’entrata, con il conseguente aumento della disparità tra Paesi poveri e ricchi.