Il mese di giugno si è chiuso con un record gli ETF sulle azioni cinesi, che hanno realizzato la migliore performance degli ultimi 18 mesi. I due principali fondi azionari cinesi, che gestiscono oltre 8 miliardi di dollari ciascuno, hanno attirato grandi capitali, ossia oltre 1 miliardo di dollari, secondo i dati rilasciati da Refinit Lipper. L’ETF iShares MSCI China è salito del 7,8%; ancora meglio ha fatto il KraneShares CSI China Internet, concentrato maggiormente nei titoli di software e servizi, che è cresciuto del 12%. Tutto questo è in perfetta controtendenza rispetto a quanto ha fatto l’S&P 500, in perdita dell’8,4% nello stesso periodo di tempo.
Per le azioni cinesi si tratta di una boccata di ossigeno, dopo un lungo calvario determinato da una feroce pressione normativa da parte delle Autorità di Pechino, dall’ansia per il possibile delisting di molte società cinesi da Wall Street e dai blocchi imposti per frenare l’avanzata del Covid-19, ma che hanno comportato un rallentamento della crescita. A metà marzo le azioni cinesi hanno toccato il fondo, al punto che molti grandi analisti le hanno considerate come non investibili.
Da allora però c’è stata una reazione, dovuta a un allentamento delle misure repressive del Governo, che ha manifestato una maggiore apertura anche a collaborare con le Autorità americane sugli audit contabili, per evitare che le proprie aziende fossero espulse dalla Borsa statunitense. Inoltre, la People’s Bank of China, a differenza delle altre Banche centrali, non ha inasprito la politica monetaria, vista l’assenza di minacce inflazionistiche. Anzi, ha promesso un supporto all’economica con un allentamento quantitativo, in modo da agguantare l’obiettivo di crescita del 5,5% che il Governo si è dato per il 2022. L’ultima buona notizia è arrivata questo inizio settimana dagli Stati Uniti, con la possibilità che il Presidente Joe Biden annulli le tariffe commerciali sui beni cinesi che erano state imposte dal suo predecessore Donald Trump.
Azioni cinesi: è il momento di investire?
La domanda che ora si fanno gli investitori è se le azioni cinesi continueranno sulla stessa scia del mese di giugno o vi sarà un ritorno al passato, viste anche le condizioni estremamente delicate dell’economia globale. Brendan Ahern, Chief Investment Officer di KraneShares, ha affermato che il sentiment verso le azioni cinesi è stato molto basso finora, ma che adesso gli investitori stranieri stanno iniziando a rettificare i loro precedenti sottopesi. A giudizio dell’esperto, molte delle sfide che le società del Dragone devono affrontare sono state ridotte e adesso si hanno alcuni venti favorevoli, come lo spazio Internet.
Un atteggiamento di maggiore prudenza è mostrato da Todd Sohn, strategist della società Strategas Securities. Sohn considera le azioni cinesi non ideali per chi è avverso al rischio, vista l’alta volatilità di cui sono caratterizzati. A suo avviso, è difficile vedere la Cina come una strategia “buy and hold”, quindi va raccomandata a un grande allocatore. Lo stratega osserva come il Paese sia una delle poche aree al mondo che sta allentando la politica monetaria e fiscale, ma “presto scopriremo se questo sarà più o meno negativo”, ha aggiunto.