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Jackson Hole: cosa dirà Powell? Le attese degli asset manager – BorsaNews24

2025/02/18 2

Ha aperto i battenti ieri sera a Jackson Hole, in Wyoming, il simposio dei banchieri centrali organizzato dalla Federal Reserve. Investitori e analisti di mercato guardano tuttavia alla giornata odierna che ha in agenda l’intervento del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, alle 16:00 italiane. Un discorso che arriva venticinque giorni prima della riunione del Fomc di settembre, quella in cui tutti si aspettano almeno una pausa nel rialzo dei tassi di interesse.

È difficile che il numero uno della Banca centrale USA si sbilanci su quanto potrebbe accadere nella riunione di settembre ma ogni parola del suo intervento verrà analizzata in profondità. Ecco quello che si aspettano Blerina Uruci capoeconomista di T. Rowe Price, Jack Jansiewicz portfolio manager di Natixis IM, Eoin Walsh gestore di portafoglio di TwentyFour AM e Monder Battaieb-Loriot responsabile Corporate bond di Vontobel AM.

 

Tassi Fed: probabile un nuovo aumento

Jerome Powell

farà di tutto per non distaccarsi dal sentiero tracciato nei Dot Plot di giugno nel suo discorso a Jackson Hole. Secondo le previsioni tracciate dai membri del Fomc nell’ultima riunione della Fed, un ulteriore rialzo dei tassi di interesse dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Blerina Uruci ritiene che avverrà a ottobre/novembre. Il mese prossimo, pertanto, i tassi di interesse dovrebbero essere confermati nell’intervallo 5,25%-5,50%.

“L’evoluzione dei dati da giugno suggerisce che le previsioni del Fomc sulla crescita e sul tasso di disoccupazione erano troppo pessimistiche – spiega Uruci -. Sarebbe difficile giustificare un minor numero di aumenti dei tassi se le prospettive economiche saranno più forti di quanto previsto”.

Per la capoeconomista di T. Rowe Price la debolezza dell’inflazione mostrata negli ultimi dati – 3% a giugno su base annua – è legata al calo dei prezzi di auto, biglietti aerei e servizi di ospitalità, ossia i comparti più volatili. Meglio guardare all’inflazione Core Personal Consumption Expenditures che Uruci attende in luglio più forte rispetto al dato sui prezzi al consumo headline: “Il progresso della disinflazione nei dati PCE è stato più lento, il che significa che non stiamo ricevendo un segnale inequivocabile da tutte le misure dell’inflazione”.

Anche per quanto riguarda l’andamento del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è, secondo la capoeconomista, “ancora troppo basso”. “Anche con la recente decelerazione dell’inflazione non possiamo essere certi che l’ultimo aumento dei tassi sia ormai alle spalle” conclude Uruci la cui posizione è stata rafforzata dai dati sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione pubblicati ieri e usciti a 230.000, in calo da 240.000 e sotto le attese di consensus.

A Jackson Hole un Jerome Powell soddisfatto?

Eoin Walsh, portfolio manager di TwentyFour AM, ritiene invece che Jerome Powell potrebbe permettersi il lusso di apparire più disponibile a fare una pausa prolungata sui tassi che potrebbe portare, se i dati economici confermeranno la discesa dell’inflazione, a uno stop definitivo ai rialzi.

“L’attuale tasso di base implicito nel mercato tra 12 mesi è del 4,9% – commenta Walsh – superiore alla mediana del grafico a punti per la fine del 2024, pari al 4,625%, il che suggerisce che il messaggio ‘più alto più a lungo’ sia stato finalmente recepito. Considerando il mese difficile che stiamo attraversando per i mercati azionari e per i tassi, Powell potrebbe ritenere di poter mettere in pausa il messaggio di ulteriori rialzi concedendosi la rara opportunità di essere più favorevole al mercato questa settimana”.

Walsh ricorda anche che nel momento in cui si sono manifestati i primi segnali della crisi delle banche regionali, quasi sei mesi fa, i rendimenti dei Treasury decennali erano inferiori di 100 punti base rispetto a ora. “Più a lungo le condizioni rimangono restrittive, maggiore è la probabilità che si manifestino altre crepe” sottolinea Walsh che aggiunge: “Si tenga presente che anche nello scenario di crescita più roseo siamo chiaramente a fine ciclo e molti degli ammortizzatori recessivi sono stati eliminati, rendendo l’economia più vulnerabile a uno shock esterno, che di solito è quello che porta un’economia in recessione”.

Una visione che si sposa con quella di Monder Bettaieb Loriot, responsabile Corporate bond di Vontobel AM, secondo il quale “a Jackson Hole quest’anno il presidente della Fed Jerome Powell dovrebbe evidenziare che l’attuale politica della Banca centrale americana è sufficientemente restrittiva per riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%”.

Per Loriot, il calo dell’inflazione ha reso ancora più restrittiva la politica monetaria della Federal Reserve. Il responsabile Corporate Bond di Vontobel AM richiama le parole pronunciate di recente sia da Powell che dal presidente della Fed di New York Williams, i quali hanno indicato la necessità di ridurre i tassi per mantenere almeno costanti i tassi di interesse reali al fine di preservare il livello massimo di restrittività desiderato. “Dovremmo vedere rendimenti molto più bassi verso la fine di giugno 2024, a meno che l’inflazione core non smetta di scendere e il PIL non aumenti in modo sostanziale rispetto alle attuali previsioni della Fed di una crescita dell’1-1,5% nel 2024” conclude Loriot.

 

Il dilemma della Fed

Jack Jansiewicz focalizza la sua attenzione sul tasso di interesse neutrale reale (r-star): “Abbiamo sentito chiedere di spostare l’obiettivo di inflazione più in alto dal 2% attuale ma una mossa di questo genere in questo momento farebbe il gioco di chi mette in dubbio la credibilità della lotta all’inflazione da parte della Fed”.

Jerome Powell manterrà quindi saldo il target del 2%. Il problema, per il portfolio manager di Natixis IM, è che per portare l’inflazione dal 3% attuale al 2% sono richiesti alcuni compromessi, tra cui una possibile recessione. “Ricordiamo che la Fed è unica nel suo genere in quanto ha un duplice mandato – spiega Jansiewicz – piena occupazione e prezzi stabili. Quanto sarà disposta la Fed a spingere l’economia verso una recessione per raggiungere questo obiettivo? È disposta a barattare una forte perdita di posti di lavoro con un tasso di inflazione del 2%? Oppure può rimanere in attesa e utilizzare un tasso più alto per un periodo più lungo per far scendere lentamente l’inflazione, riducendo al minimo i danni all’economia generale e ai posti di lavoro? Aspettiamoci che Powell ribadisca ciò che ha sempre sottolineato: dipendenza dai dati, flessibilità, progressi in atto ma ancora lavoro da fare” conclude.

 

Jackson Hole: dal 1978 banchieri ed economisti a confronto

Il simposio di Jackson Hole viene definito come la Davos dei banchieri centrali. Come nel caso dell’appuntamento svizzero si svolge tra le montagne ma a differenza di Davos, dove si confronto esponenti del mondo politico, economico e imprenditoriale, in questo caso sono economisti, politici, accademici e banchieri centrali di tutto il mondo a confrontarsi. Jackson Hole nasce nel 1978 ed è organizzato dalla Federal Reserve di Kansas City.

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