Bitcoin quest’anno ha aumentato di circa due terzi il suo valore di mercato, grazie alla spinta ricevuta dall’approvazione da parte della Securities and Exchange Commission dei primi ETF spot sulla criptovaluta a gennaio e dall’halving – l’evento che si tiene ogni quattro anni e che porta al dimezzamento dell’estrazione della valuta digitale – ad aprile. Recentemente lo slancio di Bitcoin è stato accentuato dall’ottimismo che Donald Trump vinca le prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti il 5 novembre e ottenga quindi un nuovo mandato alla Casa Bianca. Il leader repubblicano ha promesso che farà dell’America la capitale mondiale degli asset digitali e licenzierà il capo della SEC, Gary Gensler, notoriamente ostile all’industria crittografica. Questo ha permesso alle quotazioni di Bitcoin di sfiorare il record storico registrato a marzo, prima di ritracciare a causa del calo delle preferenze su Trump nei mercati delle scommesse PredictIt, Polymarket e Kalshi.
Bitcoin: un rally quasi isolato nel settore
L’entusiasmo su Bitcoin quest’anno però non è stato accompagnato da un simile ardore nel mondo crittografico. In pratica, si è venuta a creare una sorta di spaccatura all’interno del settore degli asset digitali. Da un lato Bitcoin, Solana, Dogecoin e poche altre hanno viaggiato a ritmo spedito; dall’altro le altcoin come Polkadot, Polygon e Algorand hanno dato continuità al calvario vissuto durante il tracollo del 2022 che ha visto il fallimento di alcuni grandi protagonisti del settore.
La cartina di tornasole dello stato di salute generale delle criptovalute è data dagli exchange, in quanto questi quotano centinaia di token di tutte le misure. E gli exchange in questo momento stanno dando segnali alquanto preoccupanti. Coinbase, attualmente la più grande piattaforma del mondo in tema di criptovalute, ha riportato una trimestrale al di sotto delle aspettative, con le azioni che ieri hanno chiuso la seduta in Borsa con un passivo di oltre il 15% dopo l’uscita dei conti. Questa settimana Kraken ha annunciato tagli ai posti di lavoro nell’ambito di una riorganizzazione aziendale, mentre alcuni alti dirigenti hanno lasciato l’azienda. Stesso discorso per Consensys, la società che fornisce software per la rete Ethereum, che sta riducendo la forza lavoro del 20%. Così come per DYdX Trading Inc., che ha recentemente dichiarato di licenziare più di un terzo dei suoi dipendenti.
Alcuni attribuiscono alle norme poco chiare della SEC certe scelte delle società. “Stiamo assistendo a un’incertezza normativa che potrebbe aumentare i costi per una serie di grandi operatori statunitensi, compresi gli exchange centralizzati”, ha affermato Evgeny Gokhberg, managing partner della società di investimenti in criptovalute Re7 Capital.
Criptovalute: cosa cambierebbe realmente con Trump
I dati di cui sopra dimostrano che il settore delle criptovalute ancora non scoppia di salute. A questo punto, la domanda che molti si fanno è se con Trump alla Casa Bianca tutta l’industria crittografica – e non solo quella limitata a Bitcoin e poche altre monete virtuali – rivivrebbe i fasti del 2021. Dal punto di vista normativo, il tycoon potrebbe iniziare a fare chiarezza su molte cose, già a partire dal fatto che intende allontanare i vertici della Fed, rei a suo avviso di aver ostacolato in maniera immotivata lo sviluppo delle attività digitali. Tuttavia, il settore dovrà affrontare comunque problematiche a livello strutturale per rendersi redditizio. “Le difficoltà di alcune società di asset digitali sono il risultato delle difficoltà che hanno incontrato nel generare ricavi dalle loro tecnologie”, ha affermato Cristiano Ventricelli, analista senior di Moody’s Ratings. “Inoltre, l’industria mostra un alto grado di frammentazione, sia nelle pratiche che nella varietà di prodotti e servizi disponibili, con conseguente marcata disconnessione tra domanda e offerta”, ha aggiunto.