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Utility: tre ragioni per investirvi, oltre ai dividendi – BorsaNews24

2025/02/18 2

Le sfide globali come il cambiamento climatico, l’innovazione tecnologica e le tensioni geopolitiche stanno trasformando rapidamente il panorama economico. Tra i settori che stanno emergendo come protagonisti silenziosi di questa trasformazione vi sono i servizi di pubblica utilità, un comparto che, storicamente, è stato sinonimo di stabilità e affidabilità per gli investitori alla ricerca di dividendi costanti. Tuttavia, con l’ascesa di trend come l’intelligenza artificiale e la rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento, le utility stanno ridefinendo il loro ruolo nell’economia globale, diventando sempre più attrattive anche per gli investitori growth. Caroline Randall, gestore azionario di Capital Group, ha analizzato i tre motivi che rendono il settore interessante per gli investitori:

 

  • Boom dell’intelligenza artificiale
  • Revisione delle reti
  • Rilocalizzazione produttiva

 

Un primo piano di Caroline Randall, gstore di portafoglio di Capital Group
Car0line Randall, Capital Group

Spiega Randall: “Nel lungo termine, oltre all’IA e alla rilocalizzazione, altre tendenze come l’elettrificazione degli elettrodomestici e dei veicoli continueranno a sostenere la domanda di elettricità. Questo rende le utility un’opzione interessante per chi cerca sia stabilità che crescita. I dividendi, storicamente tra il 3% e il 5% per i titoli inclusi nell’S&P 500, continueranno a essere una caratteristica fondamentale del settore, ma con una volatilità maggiore, dato l’interesse crescente degli investitori growth”.

 

Utility alla base della rivoluzione AI

L’intelligenza artificiale (AI) non solo sta rivoluzionando l’industria tecnologica, ma sta anche aumentando drasticamente la domanda di elettricità. Secondo uno studio dell’Allen Institute for Artificial Intelligence del luglio 2024, una singola richiesta a ChatGPT consuma tanta energia quanto mantenere accesa una lampadina per 20 minuti. Questa crescente esigenza energetica ha spinto le grandi aziende tecnologiche a prendere il controllo delle proprie risorse energetiche. Randall fa l’esempio di Amazon, che ha acquisito un campus di data center da 960 megawatt da Talen Energy con l’intenzione di alimentarlo tramite una vicina centrale nucleare.

“Il boom dei data center – spiega Randall – alimentato dall’AI e dalle tecnologie cloud, ha determinato un’impennata nei titoli delle società legate all’energia nucleare, come Constellation Energy, il cui valore è aumentato del 50% dall’inizio del 2024”. O come Dominion Energy, “che sta sviluppando un parco eolico offshore da 11 miliardi di dollari per supportare la legislazione sulle emissioni e fornire energia ai data center”.

Ci sono anche dei rischi, che il gestore di portafoglio di Capital Group identifica nella possibilità che la domanda di data center diminuisca e le utility si trovino “sovraesposte a investimenti che non generano ritorni immediati. Tuttavia, le aziende tecnologiche stanno già adottando misure per ridurre questo rischio, come pagamenti anticipati e rimborsi in caso di fallimenti nei progetti” conclude.

 

Reti obsolete e inefficienti

Uno dei fattori chiave che sta spingendo la crescita del settore delle utility è l’obsolescenza della rete elettrica. Quella statunitense, in particolare, ha bisogno di interventi importanti e i responsabili politici ne sono consci. Spiga Randall: “La maggior parte dell’infrastruttura risale agli anni ’50 e ’60, ed è stata progettata per un’epoca in cui l’energia proveniva principalmente da fonti fossili, mentre oggi la transizione verso energie rinnovabili è in pieno corso”.

Anche in questo caso il gestore di Capital Group porta alcuni esempi, come quelli di Pacific Gas & Electric e Southern California Edison, “costrette a investire massicciamente nel rafforzamento delle loro reti per proteggerle da calamità naturali e allinearsi agli standard di riduzione delle emissioni”. Secondo Randall, questi investimenti si tradurranno in aumenti delle spese in conto capitale e in impatti positivi sugli utili delle aziende del settore. A ciò si aggiunge la domanda di energia, prevista in crescita negli USA “del 3,5% annuo nel prossimo decennio, ben oltre l’attuale tasso di crescita dell’1%”.

Le utility godono infine di un contesto normativo favorevole, sostenuto dall’IRA (Inflation reductions act, 2022) che “incoraggia ulteriormente gli investimenti in energie pulite e nella modernizzazione della rete”.

 

Rilocalizzazione produttiva

Gli sconvolgimenti causati dalla pandemia e dalle tensioni geopolitiche hanno convinto molte aziende a riportare la produzione sul suolo statunitense, riducendo la dipendenza da catene di approvvigionamento globali, in particolare dalla Cina. Anche in questo caso un apposito atto normativo, il “CHIPS and Science Act” sostiene questo “trasferimento”, in quanto il suo obiettivo stimolare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti incentivando la rilocalizzazione. “Ciò richiede un aumento della produzione interna di infrastrutture energetiche robuste e affidabili”.

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