La Fed si appresta a tagliare i tassi di interesse per la prima volta dopo il lungo ciclo di rialzi iniziato a marzo 2022 per contrastare l’inflazione. La decisione verrà comunicata stasera alle 20:00 e sarà seguita dalla conferenza stampa del presidente Jerome Powell. Le parole di Powell saranno più rilevanti del solito vista l’elevata incertezza che accompagna l’attesa del taglio. Analisti e investitori sono infatti spaccati tra chi si attende una riduzione di 50 punti base e chi invece propende per un più moderato ribasso dello 0,25%. L’ultima rilevazione del FedWatch del CME attribuisce il 61% di probabilità di un taglio di 50 punti base che porterebbe i tassi sui Fed funds nell’intervallo 4,75%-5%.

La normalizzazione dei tassi Fed è necessaria, ma inutile forzare i tempi
Su una cosa nessuno dubita. La Fed deve procedere a normalizzare i tassi di interesse per evitare di precipitare gli USA in una recessione. Quanto questa sia lontana, tuttavia, è motivo di dibattito e ha portato volatilità sui mercati finanziari nelle passate settimane.
“Mentre i rischi legati all’inflazione sono diminuiti, quelli legati al mercato del lavoro stanno aumentando” evidenzia Marc Seidner, responsabile degli investimenti nelle strategie non tradizionali di PIMCO, che prosegue: “Quando questi rischi sono bilanciati, i tassi di riferimento dovrebbero essere a livelli neutrali piuttosto che restrittivi. Le ultime proiezioni della Fed di giugno stimano che il tasso neutrale sia di oltre due punti percentuali inferiore all’attuale tasso di riferimento. A questo punto, riteniamo che non ci sia motivo di ritardare la normalizzazione dei tassi”. Secondo gli esperti di PIMCO, tuttavia, nel 2024 ci saranno solo tre tagli, dello 0,25% ciascuno, per un totale di 75 punti base.
Una previsione in linea con quella di Carlos de Sousa, portfolio manager obbligazionario di Vontobel, che non vede un rischio imminente di recessione e ritiene “coerenti e appropriati” tagli graduali, fino ad arrivare a un tasso di policy al 3% entro metà del 2025.
Saira Malik, direttrice degli investimenti di Nuveen, ricorda che “il presidente della Fed, Jerome Powell, ha chiarito che la Banca centrale non vuole tagliare i tassi troppo e troppo presto” per non correre il rischio di veder l’inflazione rialzare la testa. “La scorsa settimana – riprende Malik – la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) di agosto ha ricordato ai responsabili politici e agli investitori che la battaglia contro l’inflazione non è ancora finita, poiché il tasso CPI core è inaspettatamente aumentato rispetto al livello di luglio”. Ecco perché il taglio dei tassi dovrebbe essere limitato a 25 punti base.
La voce contrarian è quella di Blerina Uruci, capo economista US di T. Rowe Price, che si aspetta una riduzione di 50 punti base nella riunione di oggi: “Prevedo che il punto mediano del FOMC mostrerà tagli di 100 punti base nel 2024 e altri 100 nel 2025, lasciando i tassi di interesse a un livello leggermente superiore alla stima del tasso a lungo termine (2,8%) del FOMC. Continuo a ritenere che nei prossimi 12 mesi la Fed probabilmente taglierà di circa 125–150 punti base rispetto ai 250 prezzati dal mercato”.
Portafogli difensivi per l’ultima parte del 2024
In vista di una riunione così importante i responsabili degli investimenti della società di gestione del risparmio hanno corretto i pesi all’interno dei loro portafogli di investimento. Sara Malik si è espressa in favore di titoli difensivi, in particolare di “dividend grower che offrono valutazioni più interessanti e sono storicamente meno volatili rispetto al mercato azionario complessivo”. La direttrice degli investimenti di Nuveen pensa di difendersi così dalla volatilità portata dalle preoccupazioni sulla crescita economica e dall’ingresso nella fase finale della campagna elettorale per le elezioni presidenziali USA.
Anche Giacomo Calef, responsabile per l’Italia di NS Partners mette in portafoglio titoli difensivi appartenenti a settori come l’health care “ha valutazioni ragionevoli” mentre “sottopesiamo i settori ciclici come gli industriali che risultano molto sensibili a una minore crescita del PIL”. Sul fronte obbligazionario, “se la Fed dovesse optare per un taglio di 50 punti base” Calef suggerisce i bond corporate di alta qualità, con lunga duration e buoni flussi cedolari.