Nove anni di crescita continua. Il 2024 sarà il decimo. La spesa per il settore difesa non accenna a invertire la rotta, così come le tensioni geopolitiche globali continuano ad aumentare. Nel 2023, secondo le analisi dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), il giro d’affari del comparto è stato di 2.443 miliardi di dollari e gli Stati Uniti si sono confermati il maggiore contributore. L’anno scorso hanno speso in armamenti 916 miliardi di dollari, pari al 37,5% della spesa militare globale, oltre il triplo di quanto impegnato dal suo avversario mondiale principale, la Cina (296 miliardi). Seguono, nella speciale classifica elaborata dal Sipri, la Russia con 109 miliardi di dollari, l’India con 83,6 miliardi e l’Arabia Saudita (75,8).
Il maggiore incremento di spesa, rispetto al 2022, è stato registrato dalla Russia, impegnata nella guerra contro l’Ucraina: +24%. La Cina ha proseguito il suo inseguimento agli USA con un aumento della spesa del 6% mentre gli USA si sono limitati a un incremento del 2,3%. Notevoli accelerazioni nella spesa per armamento sono state realizzate anche da Germania (+9% a 66,8 miliardi di dollari), Giappone (+11% a 50,2 miliardi) e Ucraina, con una spesa di 64,8 miliardi di dollari e un incremento del 51%. L’Italia è in dodicesima posizione. Nel 2023 ha investito nel settore difesa 35,5 miliardi di euro con un decremento del 5,9%.
Le previsioni puntano oltre quota 3.000 miliardi
“Tra il 2010 e il 2020, la spesa militare globale è aumentata a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’1% circa. Dal 2020, tuttavia, ha subito un’accelerazione di circa quattro volte, raggiungendo un CAGR del 4,4% annuo. La combinazione di tensioni geopolitiche, deglobalizzazione e progressi tecnologici dovrebbe sostenere questa traiettoria di crescita, che si prevede possa continuare a questi livelli elevati fino al 2030, superando i 3.300 miliardi” ha commentato Morgane Delledonne, responsabile Investment Strategy Europa di Global X.
L’instabilità in Europa orientale, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è uno dei fattori che, secondo lo strategist, hanno determinato la recente impennata della spesa in armamenti. “Dall’inizio della guerra con la Russia, il governo USA ha fornito all’Ucraina oltre 107 miliardi di dollari in aiuti umanitari, finanziari e militari” nota Delledonne. Al contributo USA si somma quella degli altri membri della NATO e dell’Unione europea.
C’è poi la tensione latente in Asia tra la Cina e gli Stati Uniti, impegnati in un confronto per la supremazia globale, finora per fortuna non bellico. Il confronto, e le mire su Taiwan considerata parte del territorio cinese, hanno spinto l’Impero di mezzo a prevedere un incremento della spesa militare del 7,2% nel 2024, a 232 miliardi di dollari. Anche Taiwan, nel suo piccolo, si arma, spendendo in difesa 19,1 miliardi di euro nel 2024.
Nel frattempo, gli investimenti degli Stati Uniti nelle iniziative militari e di difesa non accennano a diminuire. Il Fiscal Responsibility Act of 2023 dell’amministrazione Biden ha proposto un tetto massimo di 886 miliardi di dollari per la spesa per la difesa nell’anno fiscale 2024, con un aumento del 3,2% rispetto al 2023. Le proiezioni dell’Ufficio del bilancio del Congresso degli Stati Uniti indicano che la spesa per la difesa raggiungerà 1.114 miliari di dollari e rappresenterà il 2,6% del PIL entro il 2034.
Settore difesa: sempre più attenzione al cyberspazio
Il megatrend del settore difesa prosegue ma, al suo interno, si registrano dei cambiamenti che possono essere sfruttati dagli investitori per riallocazioni settoriali. Al centro dell’attenzione, infatti, è sempre di più il dominio cibernetico, aggiuntosi ai classici terra, aria e mare. “Se in passato la spesa militare si concentrava sull’acquisto di hardware e munizioni convenzionali, ora il panorama dell’allocazione del budget si sta spostando verso la digitalizzazione. Le tecnologie militari e di sicurezza emergenti, come l’intelligenza artificiale e la cybersicurezza, possono essere considerate i principali fattori alla base di questa impennata della spesa per le tecnologie della difesa” spiega Delledonne.
Gli Stati Uniti sono capofila anche in questo campo con un incremento degli investimenti in Ricerca & Sviluppo (R&S), previsti dal Dipartimento della Difesa a 143,2 miliardi di dollari per il 2025. Il peso delle spese per R&S all’interno del totale degli investimenti militari degli USA è passato da 12,8% del 2013 al 16,8% previsto per il 2025.
“Nella guerra moderna, il cyberspazio trascende i confini geografici e pone a tutti i Paesi un’importante sfida nel proteggere gli interessi dei cittadini, delle aziende e dell’esercito nell’ambito digitale. Sempre più spesso, infatti, le vulnerabilità informatiche vengono sfruttate per raggiungere gli obiettivi militari”, aggiunge la strategist di Gobal X.
A trarne vantaggio sono tutte le aziende e i fornitori di soluzioni lungo la catena del valore del settore della difesa, compresi i principali appaltatori militari con conoscenze specialistiche, i fornitori di componenti e hardware all’avanguardia e i fornitori di software di sicurezza specifici per la difesa. “Per gli investitori, questa opportunità di crescita secolare potrebbe offrire un’esposizione a un’interessante tendenza macro fortemente radicata nell’innovazione” conclude Delledonne.