Il 22 novembre scorso il commissario Consob, Federico Cornelli, ha avvertito gli italiani: “Se mai un giorno dovesse scoppiare la bolla, nessuno venga a chiedere risarcimenti alle autorità o ai governi”. La bolla è quella delle criptovalute, in particolare del bitcoin che è arrivato a sfiorare i 100.000 dollari di valore dopo l’elezione di Donald Trump.
La dichiarazione di Cornelli è stata rilasciata nel corso del convegno “Le scelte degli italiani tra consulenza e sostenibilità”. Cornelli, sostenitore della discriminante tassazione al 42% sulle plusvalenze da investimenti in criptovalute (in discussione nella Manovra di Bilancio), potrebbe aver ragione. Se dovesse averla “io ve l’avevo detto” sarebbe ciò che gli italiani si sentirebbero dire.
Tuttavia, le scelte degli italiani non vanno nella direzione auspicata dal commissario. In Italia il mercato delle criptovalute oggi vale 2,7 miliardi di euro e gli italiani che vi investono sono 1,3 milioni, in incremento del 51% rispetto all’anno precedente. Cifre che potrebbero essere ben superiori considerato il rally del bitcoin nel 2024. Chi compra criptovalute sono giovani, soprattutto, ma anche over 40. Dunque “le scelte degli italiani” indicano una direzione che non piace alle autorità di controllo delle società e la Borsa. Bisognerà tenerne conto.

Non solo, ma bolle nella carriera del bitcoin ne sono già scoppiate ma la criptovaluta si è poi ripresa sempre. Nel giugno 2011 perse il 99% del suo valore. Nell’aprile 2013 scese dell’83%. Tra il dicembre 2017 e 2018 il calo fu dell’84%. Eppure, come sottolinea Ferdinando Ametrano di CheckSig “la volatilità di bitcoin è assolutamente paragonabile a quella di Tesla, di Nvidia, di Netflix, di Amazon, di Apple”. Inoltre “lo sceriffo è arrivato in città” come ama ripetere il fondatore di CheckSig.
“Con l’approvazione della normativa MiCA in Europa gli intermediari hanno una base legale certa per muoversi e offrire servizi in criptovalute ai clienti – ha specificato Michele Mandelli, managing partner di CheckSig – e sono pronti a farlo”. BNP Paribas, Commerzbank, DZ Bank, Deutsche Bank, Hype, Intesa Sanpaolo, Sella, hanno tutti in gestazione servizi per la custodia di criptovalute, Tinaba ha già avviato un servizio di trading. “Tutti prima o poi, desidereranno offrire servizi di negoziazione in criptovalute per rispondere alla richiesta dei clienti” aggiunge Mandelli, che si dichiara pronto a scommettere che qualunque banca entro quattro anni offrirà servizi legati alle criptovalute.
Dietro a questi servizi c’è anche la piattaforma CheckSig Clear, che offre a qualsiasi intermediario la possibilità di accesso al mercato in best execution, il servizio di custodia e quello di sostituto d’imposta. Tutto ciò che serve a semplificare la vita a chi vuole investire in criptovalute e a rendere l’investimento più sicuro.

Bitcoin verso 140.000 dollari con Trump
I 100.000 dollari di quotazione sembravano una chimera solo qualche mese fa, nonostante il 2024 fosse già un anno memorabile per le criptovalute. Il lancio degli ETF su Bitcoin a gennaio, l’halving di aprile, l’arrivo della Mica. L’impulso finale è arrivato dall’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti.
In campagna elettorale, il magnate si è schierato senza se e senza ma a favore del bitcoin. Le sue promesse sono diametralmente opposte all’atteggiamento di sospetto verso le criptovalute che si registra in alcuni ambienti in Italia. Trump vorrebbe favorire gli investimenti delle aziende che operano nel settore per fare degli USA “l’hub globale del bitcoin e del mining”, vorrebbe costruire una riserva del Tesoro fatta di criptovalute, vorrebbe nominare un responsabile del mondo cripto nella sua squadra. Nel frattempo ha già ottenuto le dimissioni del nemico numero uno delle criptovalute, il numero uno della SEC Gary Gensler (che però è anche quello che ha guidato il lungo processo che le ha istituzionalizzate con il lancio degli ETF).
Dove potrà arrivare la criptovalute nel 2025 se Donald Trump manterrà le sue promesse? “C’è chi punta su quota 200.000 dollari – ha commentato Ametrano -. Noi siamo più conservativi e ci limitiamo a 140.000. Ma quello che a noi sta a cuore non è tanto dove possa arrivare il bitcoin ma che il mercato italiano rimanga protagonista nel settore.
Il mercato private crede in Checksig
Che ci sia lo spazio perché il mercato delle criptovalute continui a svilupparsi in Italia, nonostante la freddezza della Consob, è testimoniato anche dalla fiducia che gli investitori ripongono in Checksig. La società ha registrato un incremento delle masse in custodia del 275%, a oltre 120 milioni di euro, nel 2024, i volumi di trading sono saliti del 260% a 50 milioni di euro, i profitti sono cresciuti del 250% e ad aprile è stato portato a termine un round di investimento da 2,7 milioni di euro con un nuovo round di estensione che valuta la società 30 milioni di euro.
Checksig punta ad accelerare la sua crescita, a offrire nuovi servizi e a muoversi sui mercati internazionali dopo essere recentemente entrata in Svizzera. Tra i nuovi servizi offerti c’è il primo prestito in Italia garantito da bitcoin per un importo di 1,5 milioni di euro, garantito da 64 bitcoin pari al 500% del valore dell’importo prestato. Il rendimento è del 10% e, in caso di discesa del valore della garanzia, verrà chiesto un reintegro al 160% dell’importo prestato. La liquidazione avverrà automaticamente nel momento in cui la garanzia scenderà sotto il 140% dell’importo prestato. “Con questo servizio CheckSig crea un ponte tra domanda e offerta di credito garantito da Bitcoin, con rendimenti competitivi e garanzie eccellenti” ha concluso Ametrano.