L’euro continua a essere venduto nei mercati valutari e nelle contrattazioni di inizio settimana consolida la posizione sotto la parità nei confronti del dollaro USA. La settimana passata, segnata dal simposio di Jackson Hole, ha lasciato conseguenze importanti e la certezza che i banchieri centrali continueranno la lotta contro l’inflazione senza soluzione di continuità, inasprendo la politica monetaria. La conferma è arrivata dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell e ha spinto gli investitori verso il biglietto verde a scapito della moneta unica europea.
Nell’ultimo anno l’euro ha perso circa il 15% nei confronti del dollaro, non solo perché la Fed ha anticipato la Bce nella manovra dei tassi di politica monetaria, ma anche perché gli investitori percepiscono l’arrivo di una recessione in Europa molto probabile a causa della crisi energetica. Secondo i dati di venerdì 26 agosto rilasciati dalla Commodity Futures Trading Commission, gli shortisti sull’euro hanno accumulato posizioni nella settimana fino al 23 agosto, con 44.100 contratti in posizione corta rispetto ai 42.800 della settimana precedente. Questi numeri segnano la più grande esposizione short nei confronti della valuta europea dall’inizio della pandemia, quando le posizioni ribassiste sono giunte a quota 86.700 contratti settimanali. Ciò significa che il sentiment di mercato verso l’Europa e la sua moneta è molto compromesso.
Euro: cosa può significare l’aumento dei tassi dalla Bce
La situazione valutaria appena descritta mantiene un certo margine di incertezza perché, esattamente come la Fed, la Banca centrale europea si accinge a inasprire la propria politica monetaria. A Jackson Hole, il membro del Comitato esecutivo della Bce Isabel Schnabel e il governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau hanno avvertito che l’Eurotower potrebbe mantenere stretta la sua politica per un lungo periodo, il che implica un costo del denaro in aumento.
Schnabel in particolare ha parlato di un “sacrificio necessario più grande” per domare l’inflazione, mentre all’interno del board della Bce c’è addirittura chi spinge per alzare i tassi di 0,75 punti percentuali nel meeting dell’istituto centrale in calendario il prossimo 8 settembre. Tutto questo, se da un lato alimenta il timore di recessione dell’economia dell’Eurozona, dall’altro lato potrebbe rendere più interessanti gli asset denominati in euro.
L’opinione degli analisti
Gli analisti tuttavia non vedono buone prospettive per l’euro nelle prossime settimane. Mark McCormick, strategist Forex di TD Securities, ha affermato che in questo momento le quotazioni dell’euro sono funzione dello shock energetico in Europa, pertanto il più grande driver nelle prossime due settimane riguarda quanto accade con il gasdotto Nord Stream e quindi l’aumento dei prezzi del gas. McCormick ha riferito che TD ha avviato posizioni short su EUR/USD quando il cross scambiava a 103,45 e ha preso profitto sulla parità. Tuttavia ritiene che, almeno nel breve termine, l’impostazione non sia delle migliori e quindi prevede ancora spazio di discesa.
A giudizio di David Adams, stratega valutario di Morgan Stanley, la fuga degli investitori dalla moneta unica riflette anche il ricorso al dollaro USA come porto sicuro, per il fatto che gli Stati Uniti non sono esposti come l’Europa alla crisi del gas. L’esperto però avverte che nei prossimi 6-12 mesi la tendenza potrebbe invertirsi via via che la Bce aumenta i tassi, rendendo le obbligazioni euro più allettanti.
Molto cupa è la visione di Jane Foley, strategist di Rabobank, che ha affermato come le prospettive per l’euro siano simili a quelle per la sterlina, dove gli investitori non guardano tanto all’aumento dei tassi attesi, ma alla situazione economica nei prossimi mesi di Europa e Regno Unito. A suo avviso, i trader temono che la debolezza delle due economie potrà andare oltre l’inverno e prolungarsi per almeno due anni.