Il dollaro USA nel mese di novembre ha avuto un andamento diametralmente opposto a quello del resto dell’anno, con l’indice del dollaro che è crollato del 4,96%, registrando il mese peggiore dal 2010. Dal 1° gennaio, il Dollar Index è ancora in aumento del 10%. Nei primi dieci mesi del 2022, gli investitori si sono indirizzati verso il biglietto verde in considerazione di diverse circostanze che si sono verificate a livello politico ed economico. In primis, la Federal Reserve si è mossa più rapidamente e con maggiore convinzione rispetto alle altre Banche centrali nell’aumento dei tassi d’interesse. Questo ha fatto crescere il rendimento della valuta americana, che quindi è risultata nelle preferenze dei trader valutari in confronto alle altre divise. In secondo luogo, la crisi dell’offerta delle materie prime, aggravata dalla guerra Russia-Ucraina, ha determinato un surplus di domanda e quindi una maggiore richiesta di dollari, in cui i beni vengono espressi, per accaparrarsi le risorse. Inoltre, il dollaro USA ha svolto il ruolo di bene rifugio per eccellenza in una situazione di massima incertezza economica e geopolitica.
Novembre però ha raccontato tutta un’altra storia. A partire dai dati sull’inflazione americana del 10 del mese, che hanno mostrato un raffreddamento importante dei prezzi al consumo, lo scenario è mutato poiché gli investitori hanno maturato l’aspettativa che la Fed allentasse la stretta sui tassi d’interesse. Le dichiarazioni del Governatore Jerome Powell ieri a Washington hanno dato conferma che quella del mercato sia molto più che un’ipotesi. Nell’occasione del think tankt Brookings Institution, il numero uno della Fed ha affermato che nel meeting di dicembre i tassi probabilmente saranno aumentati solo dello 0,5% e non dello 0,75% che ci si aspettava a inizio mese.
Dollaro USA: ecco cosa succederà nel 2023
I fatti più recenti, quindi, non giocano a favore del dollaro USA, la cui forza si è visibilmente affievolita. Dunque, il biglietto verde ha raggiunto il picco e si prepara nel 2023 a una discesa più forte? Secondo gli strateghi di Bank of America, il dollaro ha ancora strada davanti per salire nel primo trimestre del nuovo anno prima di arrivare a un nuovo massimo. Questo è dettato dal fatto che vi è un rischio ancora presente di stagflazione dell’economia globale, che costringerebbe le Banche centrali di tutto il mondo ad aumentare i tassi d’interesse.
Anche Brian Rose, senior economist di UBS, vede possibilità di crescita del biglietto verde nel breve periodo, ma per un’altra ragione. L’esperto crede che ciò dipenderà dal rimbalzo dei prezzi del petrolio che danneggerà il mercato, dirottando gli investitori ad asset meno rischiosi come il dollaro USA. Edward Moya, analista senior presso il broker Oanda, ha affermato che difficilmente nel breve tornerà la calma sui mercati e sul fronte geopolitico; per questo, gli investitori staranno maggiormente sulla difensiva favorendo gli acquisti di dollari.
David Hauner di BofA, comunque, vede una situazione diversa dopo il primo trimestre del 2023, quando la Cina si allontanerà dalla politica zero Covid, alleviando le problematiche alla catena di approvvigionamento, il sentiment generale sull’economia migliorerà e vi sarà meno ricorso al dollaro USA come bene rifugio. A questi fattori contrarian alla moneta statunitense, Roger Hallam, responsabile commerciale a livello globale di Vanguard, aggiunge l’assottigliamento del divario tra la politica monetaria della Fed e quella delle altre Banche centrali.