A Wall Street l’entusiasmo per le azioni è ancora vivo dopo la cavalcata post-elezioni USA che hanno decretato Donald Trump prossimo presidente degli Stati Uniti. Gli investitori stanno scontando che la ricetta del leader repubblicano farà arrivare denaro a pioggia nella Borsa americana. In particolare, il mercato sta aspettando fremente la riduzione delle tasse alle società dal 21% al 15% e la deregolamentazione che potrebbe scatenare un’ondata di fusioni e acquisizioni. La possibile estromissione di Lina Khan dal vertice della Federal Trade Commission è vista anche come un passo avanti notevole. Il presidente dell’authority infatti è stata considerata come una degli esponenti più agguerriti contro le grandi aziende americane, il che ha strozzato sul nascere molti accordi.
Gli investitori stanno anche mettendo in secondo piano due grosse potenziali minacce dal programma di Trump: l’allargamento del deficit federale e il ritorno dell’inflazione. L’abbassamento delle imposte senza che venga contestualmente tagliata la spesa pubblica pone le condizioni ideali per un aumento dell’esposizione debitoria. Per la verità, nel mercato obbligazionario tutto ciò si sta incorporando nei prezzi, con la salita dei rendimenti. L’allentamento fiscale potrebbe però anche far salire i prezzi al consumo, specialmente perché con l’inasprimento dei dazi e le strette all’immigrazione rischia di costituire un mix micidiale per mettere in moto meccanismi inflazionistici.
Ma perché il mercato sta sottovalutando questi aspetti? A giudizio di economisti e investitori, la motivazione principale è che non crede nella radicalizzazione del prossimo inquilino alla Casa Bianca per come ha dato dimostrazione in campagna elettorale. In altri termini, gli investitori ritengono che saranno i mercati stessi a mantenere Trump in riga.
Wall Street: Trump sarà croce o delizia per le azioni?
Il rally di Wall Street comunque si sta spingendo oltre, a giudizio di alcuni esperti di mercato. Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, ad esempio ha parlato di “sovreccitamento” degli investitori per l’effetto Trump che sta facendo salire troppo i prezzi delle azioni. “Non sarei sorpreso se avessimo un giorno della resa dei conti, ma a quel punto è troppo tardi: il danno è fatto”, ha affermato. Anche Nathalie Molina Niño, co-fondatrice e presidente di Known, gestore patrimoniale con attenzione rivolta all’ambiente, ha espresso preoccupazione per i possibili effetti delle misure trumpiane. “I tagli alle tasse non compensano le politiche dannose per l’ambiente e l’economia”, ha affermato. Sul discorso relativo all’immigrazione, l’esperta ritiene che le “deportazioni di massa di parti critiche della forza lavoro porteranno a conseguenze economiche negative”.
Altri personaggi autorevoli, come il guru dell’economia e della finanza Nouriel Roubini, invece sono meno allarmati dalla presidenza Trump. “La passione di Trump per i mercati, unita ai giusti consiglieri, potrebbe frenare le sue inclinazioni radicali rendendo le sue politiche attuali più moderate”, ha dichiarato in un’intervista.
Lo strategist di Morgan Stanley, Michael Wilson, considera i dazi di Trump addirittura un vantaggio per le azioni americane, in quanto andranno a colpire le aziende di altre regioni attirando denaro a Wall Street. Mentre David Kostin, strategist di Goldman Sachs, ritiene che l’effetto negativo dell’aumento delle tariffe sarà compensato da quello positivo derivante dagli stimoli fiscali.