Il dollaro USA perde posizioni sui mercati valutari, portandosi ai minimi del 2015 nei confronti del franco svizzero e al punto più basso da agosto rispetto all’euro. I dati di oggi dell’inflazione statunitense hanno dato un’altra mazzata al biglietto verde. L’indice dei prezzi al consumo core – ossia depurato dalle componenti variabili di cibo ed energia – è scivolato al 2,6% nel mese di novembre dal 2,9% del mese scorso, ma soprattutto al di sotto delle aspettative degli analisti del 2,8%.
Questo risultato è molto importante, perché è l’inflazione core è il principale parametro considerato dalla Federal Reserve nell’attuazione della sua politica monetaria. Un raffreddamento di questa consistenza alimenta le prospettive che la Banca centrale americana effettui quella svolta accomodante che il mercato si attende. Di conseguenza, il dollaro USA potrebbe andare sotto pressione nei prossimi mesi, con l’avvio della stagione dei tagli dei tassi di interesse. Oggi i trader hanno prezzato 158 punti base di tagli nel 2024, rispetto ai 154 punti base di ieri.
Dollaro USA ai minimi 2015 rispetto al franco svizzero
A impressionare in questo periodo è la straordinaria forza del franco svizzero rispetto al dollaro USA. Il cambio USD/CHF è precipitato fino a 0,8514 nelle contrattazioni di oggi. Per trovare un valore simile bisogna ricorrere al drammatico 15 gennaio 2015, quando il governatore della Swiss National Bank, Thomas Jordan, annunciò a sorpresa la rimozione del peg sul cross EUR/CHF provocando un’onda d’urto spaventosa sui mercati valutari che portò in pochi minuti a un rafforzamento mai visto del franco svizzero.
La moneta elvetica quest’anno sta dando eccezionali prove di forza sovraperformando tutte le altre valute del G-10. A dare carburante al franco vi è l’idea negli investitori che la Banca centrale svizzera preferisca sostenerlo sul rischio che l’inflazione in Svizzera rialzi la testa. Il costo della vita è rimasto compreso nell’intervallo 0%-2% dal mese di giugno e ciò ha fatto della SNB la prima Banca centrale che è riuscita a riportare l’inflazione verso il suo obiettivo con una certa stabilità.
L’istituto monetario la scorsa settimana ha affermato di essere ancora disposta a intervenire sui mercati valutari, per quanto le operazioni possano andare in entrambe le direzioni. Il rallentamento dell’economia svizzera però farebbe propendere verso un taglio del tasso di riferimento già nel mese di marzo, il che potrebbe rafforzare il cambio USD/CHF. A maggior ragione se la Fed dovesse temporeggiare prima di iniziare ad abbassare il costo del denaro.
“Ci aspettiamo che l’USD/CHF rimbalzi nel 2024 anche a causa di un nuovo inasprimento delle condizioni monetarie globali, poiché riemerge il rischio di una seconda ondata di inflazione”, ha affermato Kristoffer Kjaer Lomholt, stratega FX presso Danske Bank AS a Copenaghen. L’esperto ritiene anche che un’economia statunitense più forte rispetto alla maggior parte dei suoi omologhi europei dovrebbe dare una spinta alla coppia.