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Azioni farmaceutiche: ecco perché è il momento di acquistare – BorsaNews24

2025/02/18 4

Se a Wall Street si è in genere scatenato un rally dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 5 novembre, la stessa cosa non può dirsi per le azioni farmaceutiche. L’indice Morningstar US Healthcare da allora ha perso il 3,4%. In particolare, sono stati bersagliati dalle vendite i titoli AbbVie ed Eli Lilly, scivolate rispettivamente del 17% e del 6,3%. Insieme, le due azioni hanno un peso del 50% nel benchmark elaborato dalla società di analisi e ricerche statunitense. Il titolo Pfizer ha anche registrato un passivo di oltre il 9% dal 5 novembre, ma non ha lo stesso peso.

La situazione per il settore sanitario si è inasprita quando Trump ha nominato Robert F. Kennedy Jr. alla guida del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. Kennedy è stato da sempre uno strenuo oppositore dei vaccini e durante il Covid-19 si è schierato fermamente contro questa soluzione. Durante la pandemia ha descritto il vaccino per il Coronavirus come “il più letale mai realizzato” e lo scorso anno ha rincarato la dose affermando che il virus “era etnicamente mirato per risparmiare gli ebrei ashkenaziti e i cinesi”. Molte aziende sanitarie hanno nella loro pipeline vaccini che attendono o per cui richiederanno un’approvazione da parte della Food and Drug Administration. Una stretta regolamentare al riguardo potrebbe determinare mancati guadagni importanti per le aziende e mettere a rischio la redditività per gli azionisti.

Tuttavia, ci sono alcuni comparti del settore farmaceutico che non hanno risentito dell’effetto Trump, ma anzi hanno registrato profitti significativi alla Borsa americana. Ad esempio, gli assicuratori come UnitedHealth hanno guadagnato terreno, sull’aspettativa che una deregolamentazione finanziaria possa favorire le fusioni e acquisizioni.

 

Azioni farmaceutiche: perché sono un’opportunità

L’aspetto positivo nel sell-off delle azioni farmaceutiche in queste ultime tre settimane è che ora molte di esse sono scambiate a sconto. Secondo Karen Andersen, direttore della ricerca sull’equità sanitaria di Morningstar, ci sono alcune ragioni per essere ottimisti sulle società sanitarie. Una è che con la deregulation della nuova amministrazione Trump, le operazioni di M&A sono più facili per le aziende più grandi. In secondo luogo, l’abrogazione di alcuni aspetti negoziali di Medicare potrebbe allentare le pressioni sui prezzi all’interno del settore. Infine, la probabile riduzione delle tasse sulle società dal 21% al 15% avvantaggerebbe le grandi imprese su tutta la linea.

Questi fattori andrebbero a compensare la nomina di Kennedy, ha sottolineato Andersen, che tra l’altro ha espresso scetticismo anche sui farmaci anti-obesità che hanno guidato i guadagni di Eli Lilly negli ultimi anni. “L’incertezza sui prossimi quattro anni sotto l’amministrazione Trump ha creato alcune opportunità di acquisto, con il calo del settore che ha avvicinato alcuni nomi sopravvalutati come Lilly e Novo Nordisk alle stime di fair value”, ha aggiunto l’esperta.

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