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Carry trade: per Citi preoccupa ancora ma coinvolge lo yuan – BorsaNews24

2025/02/18 2

Una delle principali cause che ha fatto affondare le Borse di tutto il mondo nei giorni scorsi è stata il collasso del carry trade. Per diversi anni, i trader hanno preso in prestito yen pagando tassi molto bassi o nulli e investito in asset a più alto rendimento come le azioni. Con la Bank of Japan che ha alzato i tassi di interesse e l’economia americana che rischia la recessione, gli investitori hanno cominciato a vendere le azioni rimborsando i prestiti in yen. La strategia di carry trade a quel punto è implosa, provocando un effetto sismico sui mercati dallo spostamento di una quantità enorme di denaro. Probabilmente la manovra di aggiustamento ha rallentato negli ultimi giorni, ma secondo alcuni in ballo ci sono ancora svariati miliardi di dollari intrappolati nel carry trade.

Tuttavia non è stato solamente lo yen a essere utilizzato dai trader come valuta di finanziamento, ma anche lo yuan. Secondo gli strategist di Citigroup, la valuta cinese è stata svalutata rispetto al dollaro sull’aspettativa che una nuova presidenza Trump negli Stati Uniti  comporti un inasprimento dei dazi. Ciò significa che la divisa del Dragone si presta, come lo yen, agli aggiustamenti di mercato. “Ci sono più preoccupazioni di posizionamento sul lato del finanziamento del carry trade, e in particolare sullo yuan, piuttosto che sul lato del carry long”, ha detto il team di Citi. Lo yuan infatti si sta rafforzando e potrebbe farlo ancora di più nei prossimi giorni.

 

Yuan: cosa significa il rafforzamento per la PBoC

Uno yuan più forte derivante dal rallentamento del carry trade potrebbe essere una buona notizia per la People’s Bank of China, che avrebbe più campo libero per allentare la politica monetaria. Oggi però la Banca centrale cinese ha attuato una stretta sull’offerta di liquidità a breve termine agli istituti di credito per la prima volta dal 2020, per limitare l’acquisto con leva finanziaria del debito governativo. L’istituto monetario deve affrontare una situazione molto complicata. Da un lato tenere bassi i costi di finanziamento nel tentativo di rilanciare l’economia cinese in difficoltà; dall’altro lato evitare che si formi una bolla obbligazionaria in grado di destabilizzare il sistema finanziario e impedire il crollo della valuta nazionale. Alla fine, gli effetti sullo yuan sono incerti.

Secondo gli strategist di Goldman Sachs, la forza attuale dello yuan e un’ulteriore chiusura delle posizioni nel carry trade non rappresentano una grossa preoccupazione. “I rendimenti dei carry ancora elevati, la debole domanda interna in Cina e la nostra aspettativa di un continuo allentamento della politica monetaria da parte della PBoC probabilmente spingeranno il dollaro-yuan al rialzo, con un posizionamento FX più equilibrato dopo diversi cicli di riduzioni”, hanno scritto.

 

Le liquidazioni da carry trade non sono ancora finite

La liquidazione delle posizioni degli operatori di mercato nel carry trade è terminata? Non è facile rispondere a questa domanda, se non altro perché non si ha l’esatta contezza delle operazioni in atto. Si possono quindi fare solo delle supposizioni, come quella di James Malcolm, strategist macro di UBS Japan. “Immagino che il carry trade sia stato liquidato solo al 50% circa“, ha detto. L’esperto stima che al suo picco il carry che vede coinvolti dollaro e yen sia cresciuto almeno fino a 500 miliardi di dollari e che nelle ultime due o tre settimane abbia ricevuto intorno ai 200 miliardi di dollari di liquidazioni. Quanto potrebbe diminuire da qui in avanti dipende “non tanto dal livello del differenziale dei tassi di interesse, ma dalla variazione di tale differenziale”, ha aggiunto. Sulla base di un confronto con le liquidazioni del carry trade nel 1998, Malcom prevede ulteriori allentamenti.

Dello stesso avviso è Shaun Osborne, managing director di Scotiabank, secondo cui gli hedge fund e altri investitori speculativi hanno ridotto le loro posizioni corte in yen solo di circa il 50%. Questo suggerisce che “c’è più spazio per un rilassamento del carry trade nel breve periodo e quindi per una maggiore volatilità negli asset di rischio e una maggiore forza nello yen in futuro”, ha detto.

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