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Carry trade: ecco perché la liquidazione è salutare per il Giappone – BorsaNews24

2025/02/18 2

Si è discusso molto e si continua a discutere sugli effetti delle liquidazioni del carry trade in yen che ha travolto i mercati finanziari la scorsa settimana. Un fiume di denaro si è mosso dagli asset più rischiosi come le azioni – che facevano parte del long carry nella strategia – allo yen, valuta nella quale si era preso a prestito quel denaro. Tutto ciò a seguito del rialzo dei tassi di interesse da parte della Bank of Japan di un quarto di punto nella riunione del 31 luglio. Finanziarsi in yen ora costa di più e il rafforzamento della valuta ha reso meno conveniente la strategia.

Uno dei presupposti fondamentali affinché il carry trade funzioni, infatti, è che i movimenti degli asset sottostanti non siano così contrarian da compensare la differenza di rendimento. Se per esempio si costruisce l’operazione prendendo a prestito yen a basso costo e investendo in dollari USA a tasso più elevato, è necessario che il cambio USD/JPY non si indebolisca al punto da annullare lo spread tra il rendimento in dollari e quello in yen. La liquidazione delle posizioni dunque ha gettato nel panico gli investitori, anche perché nessuno conosce la portata esatta del carry trade e quindi quante operazioni potrebbero ancora essere chiuse. La Borsa giapponese ha perso il 12,40% in un solo giorno durante la seduta drammatica del 5 agosto, salvo poi recuperare parzialmente nei giorni successivi.

 

Carry trade: Koll, la chiusura delle posizioni è salutare per il Giappone

Jesper Koll, expert director della società di investimento giapponese Monex Group, ha affermato che le liquidazioni del carry trade e la correzione dello yen – uscito da una lunga fase di debolezza – sono salutari per il Giappone. “È corretto dare un prezzo al denaro. Avere un’economia che funziona con tassi di interesse a zero, avere un’economia in cui la Banca centrale domina l’acquisto del debito pubblico, non è il capitalismo che dovrebbe essere”, ha aggiunto Koll. L’opinione di Koll ricalca quella dell’ex-governatore della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, che nei giorni scorsi ha parlato di correzione USD/JPY “attesa da tempo e probabilmente salutare per i mercati”.

Koll ritiene possibile che tre quarti di carry trade sia stato liquidato, per quanto non sia possibile accertarne in maniera affidabile la dimensione totale. Anche gli analisti di JP Morgan Chase hanno affermato che il 75% delle posizioni siano state chiuse. Tuttavia, Koll ha precisato che il panico che si è diffuso nei mercati finanziari la scorsa settimana sia stato più dettato dai timori di una recessione negli Stati Uniti e di un crollo dei titoli di Stato USA a 2 anni, piuttosto che dall’aumento dei tassi di interesse della BoJ che ha colpito il carry trade.

L’investitore veterano ora prevede che la BoJ non resterà cauta a lungo, nonostante le dichiarazioni accomodanti del vice-governatore Shinichi Uchida che hanno calmato i mercati. Quindi, presto la Banca del Giappone “continuerà la normalizzazione dei tassi di interesse, che probabilmente si attesteranno intorno all’1,5% entro il prossimo anno”, ha detto Koll. “La ristrutturazione aziendale e una crescita sostenuta dei salari reali sono un caso rialzista per il Giappone”, ha aggiunto.

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