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Unicredit-Banco BPM: ecco come sarebbe il golden power – BorsaNews24

2025/02/18 4

L’affaire Unicredit-Banco BPM diventa rovente. Il no dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna all’offerta pubblica di scambio lanciata dalla seconda più importante banca italiana apre le porte a un tentativo di acquisizione ostile. Quanto basta per far venire il mal di mare alla politica italiana. In questi giorni monta l’ipotesi che il governo metta in campo il golden power, lo strumento legislativo che dal 2012 consente allo Stato italiano di intervenire, con poteri speciali, in settori strategici dell’economia per tutelare gli interessi nazionali. In realtà all’origine la norma – che ha sostituito l’istituto della golden share – non avrebbe dovuto riguardare il settore bancario-assicurativo. Dal 2023, tuttavia, il golden power è stato esteso anche alle imprese finanziarie e alle compagnie di assicurazione. Questo significa che Unicredit potrebbe dover superare un ostacolo in più nella sua scalata a Banco BPM, oltre alle autorizzazioni di Banca centrale europea, Consob, IVASS e Antitrust.

 

I tormenti del governo Meloni

Palazzo Chigi sembra non gradire la mossa di Gae Aulenti

, almeno in alcuni suoi esponenti, nonostante l’esecutivo sia stato prontamente avvisato prima del lancio dell’offerta. L’obiettivo del governo Meloni è quello di creare un terzo polo bancario in Italia, mettendo insieme Banca MPS e Banco BPM. Al riguardo, questo mese ha venduto il 15% delle azioni della banca toscana scendendo a una partecipazione ora dell’11,7%, nell’ambito della strategia di uscita dal capitale concordata con l’Unione europea. Tra gli acquirenti c’è stato proprio Banco BPM, in possesso di una quota del 5% di MPS che salirebbe al 9% se l’OPA lanciata su Anima Holding andasse in porto (l’asset manager infatti ha comprato il 4% di Rocca Salimbeni). I piani del governo rischiano però di saltare. Se Unicredit fagocitasse Banco BPM, si rafforzerebbe il secondo polo e la presidente del Consiglio Meloni dovrebbe dire addio all’idea di crearne un terzo. In altri termini, ci sarebbe sì un consolidamento del settore bancario, ma non nel modo in cui la premier spera.

L’accordo, ancor più se ostile, tra Unicredit e Banco BPM, sarebbe davvero poco apprezzato da alcuni membri della maggioranza come il vice primo ministro Matteo Salvini, che ha parlato di Unicredit come di una banca straniera. L’istituto guidato da Andrea Orcel è una public company, ma il grande gestore patrimoniale americano BlackRock è il primo azionista con una partecipazione del 5%. Questo giustificherebbe in parte l’intervento dell’esecutivo con il golden power. Tuttavia potrebbe verificarsi una spaccatura nel governo. L’altro vice premier, Antonio Tajani, ha affermato che la politica non dovrebbe mettersi in mezzo a queste vicende e che tocca alla BCE verificare il rispetto delle regole bancarie.

 

Unicredit-Banco BPM: l’attuazione del golden power

Come verrebbe nesso in pratica il golden power nell’operazione Unicredit-Banco BPM? Secondo quanto riportato da alcune fonti vicine alla questione, prima di tutto verrebbe passato al setaccio il piano industriale dell’entità nascente dalla fusione. In sostanza, Unicredit dovrebbe fornire garanzie circa il mantenimento della sede legale in Italia e dei livelli occupazionali. A ciò si aggiungerebbero piani dettagliati in merito al risparmio raccolto in Italia e all’estero. Inoltre, verrebbero definiti gli assetti proprietari, di governance e delle parti controllate e correlate. In definitiva, il golden power verterebbe sugli aspetti di natura industriale e gestionale, fermo restando che il controllo sulla sana e prudente gestione e riguardo la stabilità finanziaria è un compito che spetta alla BCE.

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