In questi giorni l’Europa sta vivendo con il fiato sospeso l’avvicinarsi delle prossime elezioni francesi che si terranno in un doppio turno il 30 giugno e il 7 luglio. La Francia rappresenta un Paese troppo importante per l’Unione europea perché passino in secondo piano gli aspetti derivanti dal contesto politico. Da quando il presidente Emmanuel Macron ha indetto il voto anticipato sciogliendo il Parlamento a seguito della disfatta del suo partito Renaissance alle elezioni europee, i mercati obbligazionari sono entrati in agitazione, con lo spread tra i titoli di Stato francesi a 10 anni e gli equivalenti Bund tedeschi balzato a livelli che non si vedevano dalla crisi dei debiti sovrani.
Nel recente passato gli investitori hanno dato ampia dimostrazione di non tollerare governi che si disallineano dalle regole di bilancio della Commissione europea, costringendoli a tornare sui propri passi o ad abbandonare la partita. È successo alla Grecia del primo ministro Alexis Tsipras e del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis nel 2015; la scena si è ripetuta nel 2022 in Gran Bretagna con il governo presieduto da Liz Truss. Cosa può succedere in Francia? Stando ai sondaggi, si profilano due scenari. Il primo è un governo guidato dal Rassemblement national, il partito di estrema destra di Marine Le Pen, che potrebbe superare il 34% dei consensi. Il secondo è un esecutivo portato avanti dal Nuveau front populaire, il partito di estrema sinistra – attualmente al 28% nei sondaggi – che riunisce il Partito socialista, France insoumise, il Partito comunista, i Verdi e altre forze di sinistra.
Difficilmente entrambi i partiti, ,agli antipodi avranno i numeri per governare da soli, quindi dovranno verosimilmente ricorrere a delle alleanze. Questo non toglie che la loro presenza darà un’impronta ben precisa all’esecutivo che uscirà dopo il voto. Il punto è se le due forze estreme metteranno in campo almeno una parte del loro programma elettorale al punto da innescare la reazione dei mercati.
Il Rassemblement national vuole tagliare l’IVA sull’energia e riformare le pensioni con l’abbassamento dell’età pensionabile da 64 a 60 anni. Le risorse verrebbero trovate attraverso il taglio della burocrazia e della spesa sociale agli immigrati. Il Nouveau front populaire ha intenzione di incrementare la spesa pubblica fino a 150 miliardi di euro all’anno entro il 2027, aumentando gli stipendi dei dipendenti pubblici del 10% e portando l’età pensionabile a 60 anni.
La copertura avverrebbe con aumenti delle tasse sulle successioni e sul reddito delle multinazionali. La paura dei mercati è che non ci saranno le risorse per portare a termine questi programmi elettorali, la cui realizzazione potrebbe portare a un allargamento del deficit oltre il 5,1% del PIL previsto per quest’anno, su cui Bruxelles ha mostrato per ora di essere molto indulgente.
Tutti rischi per l’Europa con le elezioni francesi
Le condizioni perché i mercati finanziari in Europa si rivoltino dopo le elezioni francesi ci sono tutte. Il problema è che con ogni probabilità le speculazioni non si limiteranno alle obbligazioni transalpibe, ma intaccheranno altri Paesi nei quali la questione del debito pubblico è rilevante. Le prime avvisaglie si sono viste quando nella settimana immediatamente dopo il voto europeo del 6-9 giugno, l’aumento degli spread ha attraversato le Alpi raggiungendo l’Italia. Se le turbolenze interesseranno Roma sarà un bel problema per l’Europa e la Banca centrale europea. Otmar Issing, primo capo economista della BCE e uno degli architetti dell’euro, ha paragonato il debito di Italia e Francia a “una spada di Damocle che pende sull’unione monetaria, destinata a cadere se il problema non viene affrontato”.
A quel punto il ruolo dell’Eurotower potrebbe essere cruciale per arginare il contagio di una crisi franco-italiana. “C’è, naturalmente, la possibilità che Francoforte intervenga se i problemi con la Francia dovessero avere qualche tipo di effetto negativo esterno su altri Paesi, come l’Italia”, ha detto l’ex policymaker della BCE Ewald Nowotny. Come? L’ipotesi più probabile è quella di mettere in campo il Transmission Protection Instrument (TPI), lo scudo anti-spread con cui la BCE acquista titoli di Stato di un Paese membro dell’Ue in difficoltà, dietro rigide regole fiscali a cui lo stesso Paese deve attenersi. Lo strumento finora non è mai stato utilizzato, ma già l’eventualità che possa attivarsi in casi estremi è una forma di rassicurazione per i mercati.
Tuttavia, secondo Jeromin Zettelmeyer, direttore del think tank economico Bruegel a Bruxelles, una presa del potere da parte di Marine Le Pen rimarrebbe un grosso rischio per l’Unione. “Se l’estrema destra venisse eletta sarebbe una cattiva notizia per l’integrazione europea, perché controllerebbe le posizioni di governo coinvolte nella maggior parte del processo decisionale dell’Ue”, ha detto.