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Obbligazioni Turchia: la scommessa su Erdogan – BorsaNews24

2025/02/18 2

Se non ci fosse l’imprevedibilità del suo presidente, Recep Tayyip Erdogan, la Turchia sarebbe un’ottima opportunità di investimento per quanto concerne titoli di Stato e valuta domestica. In questa fase, infatti, ai rendimenti elevati si contrappone un’inflazione che ha mostrato i primi segnali di discesa dai picchi annuali, raggiunti a maggio (75,45%). A questo massimo è seguito il +71,6% di giugno e il +61,78% di luglio. Si tratta di valori ancora molto elevati ma la scommessa è quella di riportare i prezzi al consumo sotto il 10%. Ciò anche grazie alla cura da cavallo decisa dalla Banca centrale turca a partire dal giugno dello scorso anno. I tassi di interesse sono stati portati dall’8,5% al 50%, con l’ultimo ritocco al rialzo risalente al marzo 2024.

Tim Ash, senior EM Sovereign Strategist di RBC Bluebay, ritiene che la Turchia sia ora “una delle operazioni più interessanti sul mercato locale, poiché il mercato è concorde nel ritenere che la Banca centrale manterrà i tassi di riferimento più alti più a lungo per spezzare finalmente la schiena dell’inflazione”. Per Ash i prezzi al consumo potrebbero scendere al 35-40% entro fine anno e tra il 10% e il 20% alla fine del 2025.

Il grafico a linea mostra l\'andamento dell\'inflazione in Turchia con i picchi dell\'ottobre 2022 all\'85% e del 2024 al 75%
Le “ondate” di inflazione in Turchia – Fonte: Bloomberg

 

Turchia: colpe e meriti di Erdogan

Alla fine la colpa e il merito sono sempre di Erdogan. Il rialzo dei tassi monstre sarebbe stato impensabile senza il suo avallo, così come la politica non ortodossa adottata in precedenza è stata guidata dal suo volere. Il presidente della Turchia ha infatti messo in campo una “svolta a 180 gradi” sottolinea Ash. In precedenza, con l’inflazione al 85% nell’ottobre 2022, aveva spinto per tagliare i tassi di interesse, comando eseguito dalla Banca centrale turca con una riduzione dal 14% all’8,5%. Una politica non ortodossa che, insieme alle misure espansive pre-elettorali (Erdogan è stato rieletto nel maggio 2023) avevano generato una crisi di fiducia nel Paese.

“Le elezioni del 2023 hanno rappresentato una svolta storica nella gestione della politica monetaria e fiscale del Paese” commenta lo strategist di RBC Bluebay. Oltre all’adozione di politiche monetarie restrittive per abbattere l’inflazione, Erdogan ha nominato Mehmet Simsek al Ministero del tesoro e Hafize Gaye Erkan alla Banca centrale. Anche sul fronte della politica fiscale sono state intraprese e annunciate diverse misure di natura restrittiva.

Tutto ciò spinge Ash a pensare che “il Paese abbia il potenziale per una storia di disinflazione di successo, similarmente a quanto avvenuto nei primi anni 2000, quando il Paese è stato in grado di passare da un’inflazione al 75% a circa il 7% in 2 anni”. Secondo lo strategist i bond in lira turca potrebbero rappresentare uno dei temi di investimento più interessanti dei prossimi 12 mesi in quanto “riteniamo probabile di aver raggiunto il picco sia sul livello di inflazione sia sul livello dei tassi ufficiali”. Si potrebbero inoltre sfruttare le valutazioni ancora interessanti “poiché sul mercato si riescono a trovare titoli a breve scadenza (12-18 mesi) che offrono rendimenti di circa il 45% contro una media di 3-4% per i corrispettivi titoli di Stato europei”.

Tra i bond preferiti da Tim Ash ci sono le obbligazioni emesse da organismi sovranazionali che finanziano progetti di sviluppo sostenibile come Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), Asian Development Bank e Agence Francaise de Developpement (AFD), e con scadenze posizionate sulla parte a breve che potrebbe beneficiare in maggiore misura della normalizzazione della curva dei rendimenti che accompagnerà il processo di disinflazione. “Man mano che il timing di riduzione dei tassi di interesse della Banca centrale diverrà più chiaro – conclude Ash – siamo pronti a muoverci sulla curva dei rendimenti allungando la duration”.

Tra i fattori positivi anche la recente promozione da parte degli analisti di Moody’s, che hanno aumentato il merito creditizio della Turchia a B1 da B3, un incremento di due notch che ha allineato l’agenzia di rating con Fitch ed S&P’s, da cui Ash attende possibili nuovi aggiornamenti a breve.

 

I fattori a cui prestare attenzione

Il principale rischio nel mercato obbligazionario turco, segnalato dallo strategisti di RBC Bluebay, è il potenziale deprezzamento della lira turca, che potrebbe vanificare i benefici delle cedole. Sebbene un deprezzamento superiore al 50% sembri improbabile, è cruciale considerare strategie di copertura del rischio, come le opzioni, che permettono agli investitori istituzionali di proteggersi dal rischio di cambio, sacrificando parte del rendimento atteso. “Nonostante la volatilità e l’incertezza legata a fattori geopolitici e inflazionistici, l’obbligazionario turco in valuta locale può rappresentare un’allocazione marginale per diversificare ed efficientare i portafogli” conclude.

 

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