Negli ultimi sei cicli di allentamento della Federal Reserve (Fed) a partire dal 1989, si sono verificati solo due casi in cui i tagli ai tassi di interesse sono riusciti a evitare una recessione economica nell’immediato: nel 1995 e nel 1998. Nel ’95, l’allora presidente della Banca centrale USA, Alan Greenspan, diede una sforbiciata di 75 punti base in soli sei mesi, portando il costo del denaro dal 6% al 5,25%. Con quell’operazione, l’economia americana, pur raffreddandosi, non sprofondò in una recessione. Gli investitori a Wall Street sperano che oggi succeda la stessa cosa.
Fed: riuscirà a evitare la recessione come nel 1995?
La domanda che molti si fanno è se in questo momento esistano le condizioni affinché l’attuale presidente della Fed, Jerome Powell, riesca ad abbassare il costo del denaro garantendo un atterraggio morbido. I dubbi ci sono, visto che gli ultimi dati sull’occupazione hanno tracciato un quadro poco rassicurante. Forse mai come questa volta c’è stata così grande incertezza sulle decisioni dell’istituto monetario in una sola riunione. Una parte del FOMC vorrebbe usare la mano pesante abbassando i tassi di mezzo punto percentuale proprio per scongiurare una contrazione economica. Un’altra, invece, preferirebbe un approccio più soft in quanto teme il messaggio che arriverebbe ai mercati finanziari. In altre parole, se Powell tagliasse di 50 punti base, potrebbe significare che è seriamente preoccupato per l’economia e gli investitori potrebbero prendere male il segnale. I trader si aspettano che entro la fine dell’anno la Fed abbassi il tasso di riferimento di 100 punti base, il che implicherebbe una riduzione dello 0,5% in una delle riunioni rimanenti. Si attendono altresì che nei prossimi 12 mesi i colpi d’ascia porteranno i costi di finanziamento al 2% in meno rispetto ai livelli attuali tra 5,25% e 5,5%.
Kristina Hooper, chief global market strategist di Invesco, è convinta che l’economia statunitense alla fine riuscirà a evitare una recessione. “Una volta che la Fed inizierà a tagliare, ci sarà una reazione psicologica. Questo sarà di supporto”, ha detto. Della stessa idea è Yung-Yu Ma, direttore degli investimenti di BMO Wealth Management, secondo cui i bilanci delle famiglie e delle imprese sono solidi e ciò fa sperare in un atterraggio morbido. “L’inflazione non è più il grande problema che l’economia e il mercato azionario devono affrontare. Lo sono gli alti tassi di interesse. Tagliando i tassi ora, la Fed potrebbe risolvere il problema e prevenire una recessione”, ha affermato.
Cosa succederà ad azioni e obbligazioni dopo i tagli
Recessione o no, gli investitori vogliono sapere cosa potrebbe succedere sui mercati azionari e obbligazionari dopo i tagli. Se la Fed riducesse con decisione i tassi riuscendo a evitare una recessione, Wall Street potrebbe prendere fiducia. Inoltre anche le obbligazioni tendono a salire con tassi più bassi. Tuttavia, sono molte le sfumature all’interno di questo quadro.
Gli analisti di Bloomberg evidenziano come sia l’S&P 500 che i titoli di Stato USA, a partire dal 1989 siano aumentati in valore allorché la Fed ha iniziato a tagliare i tassi di interesse. In particolare, nei sei mesi successivi al primo taglio, il principale indice azionario americano ha realizzato in media un rendimento del 13%, con l’eccezione del 2001 e del 2007. Quegli anni però furono molto particolari: il 2001 seguì al disastro delle dot-com, mentre nel 2007 stava piantando le radici la grande crisi finanziaria globale. “I buoni del Tesoro tradizionalmente si riprendono all’inizio di un ciclo di allentamento della Fed, che coincide con un indebolimento dell’economia. In caso di atterraggio morbido, tuttavia, la performance obbligazionaria tende a rimanere indietro rispetto alle azioni” ha affermato Tatiana Darie, strategist di Bloomberg.